Lo ha annunciato senza troppi clamori, parlando a braccio in Vaticano a una delegazione di avvocati europei firmatari, nel giugno del 2022, dell'appello di Vienna, l'invito alla pace in Ucraina e in favore dello Stato di diritto e dell'indipendenza della giustizia. Papa Francesco sta scrivendo il seguito dell'enciclica «verde» Laudato Si', pubblicata nel maggio di otto anni fa e dedicata alle questioni climatiche «per un'ecologia integrale». Nonostante gli impegni di tutti i giorni, nonostante il prossimo Sinodo e i viaggi imminenti che dovrà affrontare, dalla Mongolia alla Francia, Bergoglio è al lavoro per dare alle stampe, probabilmente già il prossimo autunno, la seconda parte della «lettera» che invita l'umanità alla cura della casa comune, questa volta per «aggiornarla ai problemi attuali».
Da quel 2015, in effetti, la situazione è drasticamente peggiorata: «Le giovani generazioni - ha detto ieri mattina il Papa parlando alla delegazione di avvocati - hanno diritto a ricevere da noi un mondo bello e vivibile, abbiamo dei doveri nei confronti del creato che abbiamo ricevuto dalle mani generose di Dio». Negli ultimi tempi, non a caso, il Pontefice ha rivolto numerosi appelli, soprattutto a seguito dei disastri naturali che quest'estate hanno colpito varie zone del mondo: dagli incendi in Grecia e negli Stati Uniti, in particolare alle Hawaii, fino ai nubifragi che hanno tormentato l'Italia e la Corea del Sud, le inondazioni in India e le ondate anomale di calore in mezza Europa; parlando al termine dell'Angelus, qualche settimana fa, a tal proposito, ha lanciato l'ennesimo monito «ai responsabili delle nazioni perché si faccia qualcosa di concreto per limitare le emissioni inquinanti. È una sfida urgente e non si può rimandare. Riguarda tutti, proteggiamo la nostra casa comune».
Nella seconda parte della Laudato Si', il Papa rifletterà sulla situazione climatica e umanitaria del mondo che ha attraversato la pandemia da Covid-19 e che ora sta vivendo «una terza guerra mondiale a pezzi», con un pianeta sempre più malato che lancia grida d'aiuto, rimaste ancora inascoltate. Per questo motivo il Pontefice argentino continua a chiedere ai governanti degli sforzi maggiori e ai giovani di «sporcarsi le mani», facendo sentire la propria voce in difesa della casa comune. Nel documento del 2015 Francesco toccava vari temi, dall'accesso all'acqua potabile allo scioglimento dei ghiacciai ma soprattutto sottolineava la necessità di un'alleanza tra umanità e ambiente per porre rimedio alla catastrofe, finché si è ancora in tempo. «Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti - scriveva il Papa - perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all'indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale».
Adesso, a distanza di otto anni, dopo aver chiesto un «cambiamento di rotta» e una «conversione ecologica», Francesco, di fronte anche al dramma che vivono molte popolazioni del Sud est Asiatico e dell'Oceania, la cui terra viene pian piano divorata dall'oceano, ritiene necessario aggiornare quel documento, evidenziando con maggiore forza la correlazione tra il deterioramento dell'ambiente a quello della società, con i deboli del pianeta che finiscono per essere i primi a farne le spese.
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