Il Papa avvisa i "corvi" e torna alla normalità: subito la prima udienza poi i riti della Pasqua

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Il Papa avvisa i "corvi" e torna alla normalità: subito la prima udienza poi i riti della Pasqua

Era impietosa la fotografia, pubblicata su tutti i quotidiani, che riprendeva il Papa nel momento in cui scendeva dall'auto per entrare in ospedale. Una smorfia di dolore che parlava nel modo più vero della sofferenza che stava patendo il pontefice. Da qualche tempo lo vedevamo in difficoltà nella deambulazione, sistemato talvolta sulla sedia a rotelle, oppure vigorosamente sostenuto da braccia amiche, lento e insicuro nell'incedere col bastone. Ma si governa con la testa, diceva Papa Francesco, e, finché la testa funziona bene, la saggezza può continuare a illuminare l'amministrazione pontificia.

Tuttavia quella foto racconta anche un'altra verità che eravamo stati abituati a conoscere durante il pontificato di Giovanni Paolo II, instancabile pellegrino nel mondo. Grande fierezza comunicativa esprimeva l'atletica corporeità di Wojtyla, e la voce della sua preghiera non poteva essere sentita e accolta senza essere associata al suo vigore fisico. Poi ci siamo dovuti abituare ad altra immagine: la decadenza del corpo ferito e guarito miracolosamente, ma ormai provato nella propria carne. Il governo della Chiesa era sempre amministrato dalla testa geniale di Giovanni Paolo II, ma la fragilità del corpo diventava una costante immagine di dolore che accompagnava le sue preghiere, le sue omelie.

Papa Francesco lo abbiamo conosciuto non con il fisico da atleta, ma con una rassicurante, ampia e generosa corporeità che ben si è accompagnata alle sue parole, quasi mai espresse con toni forti e imperiosi. Adesso, l'immagine del dolore sul volto accomuna i due papi. Diversi, molto diversi dai grandi pontefici che nel secolo scorso li avevano preceduti. Paolo VI, Papa Giovanni, Pio XII: in pubblico si muovevano sulla sedia gestatoria, prevalentemente chiusi tra le mura vaticane, viaggi apostolici molto vicini alla sede pontificia e non protratti nel tempo.

Per loro governare con la testa, mettendo tra parentesi la condizione fisica del loro corpo, era per noi non solo qualcosa di scontato ma faceva crescere la ieraticità della loro persona. Certo, infinite sofferenze avrà patito il loro corpo, ma quel dolore era custodito nel segreto dell'anima.

Il dolore, invece, di Papa Francesco e di Giovanni Paolo II è entrato nelle nostre case, ci è diventato familiare, cancella distanze ieratiche, perché le loro parole non le abbiamo vissute in una separatezza dal loro corpo. Il vigore fisico di Wojtyla era tutt'uno con il suo pensiero e con le parole che lo esprimevano.

Il vigore fisico di Papa Francesco è stato un suo fedele compagno in tanti pellegrinaggi: ora esso è messo alla prova e con tutta evidenza sarà dimostrato che è la testa quella che consente di governare. Ma il dolore fisico sul volto dei due pontefici rimane la forza espressiva dell'umano, è quell'umano che nella decadenza unisce la ragione e la parola alla sofferenza del corpo.

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