Papa Francesco tra religione e politica: "Difendere i migranti non è da comunisti"

L'esortazione "Gaudete et Exsultate" in un video-spot: "L'accoglienza è da cristiani"

Papa Francesco tra religione e politica: "Difendere i migranti non è da comunisti"

Chi in questi anni lo ha tirato per la tonaca, dipingendogliela di rosso, quello del comunismo, rimarrà deluso: «Non sono comunista e la mia non è solo l'invenzione di un Papa». Francesco ha voluto ribadirlo, per essere ancor più chiaro, questa volta scrivendolo addirittura, di proprio pugno, in un documento ufficiale e non in qualche conversazione improvvisata. Nell'esortazione apostolica Gaudete et Exultate di Papa Francesco dedicata alla santità e diffusa ieri dal Vaticano (per la prima volta anche in un video-spot) sulla chiamata della santità nel mondo contemporaneo, Bergoglio non lascia spazio a interpretazioni e ribadisce che la sua attenzione per i poveri e i migranti non è dovuta al suo essere un uomo di sinistra, per la precisione un comunista: «Nocivo e ideologico è anche l'errore di quanti vivono diffidando dall'impegno sociale degli altri - scrive Francesco -, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista. O lo relativizzano come se ci fossero altre cose più importanti o come se interessasse solo a una determinata etica o una ragione che essi difendono». Il Pontefice nell'esortazione sottolinea la sua posizione, togliendo ogni dubbio a chi in questi anni ha ricamato e ricamato, ergendolo a vero leader della sinistra mondiale. «Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere - scrive Bergoglio riferendosi al tema dell'accoglienza dei migranti -, ma non un cristiano a cui si addice solo l'atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli. Non difendere i migranti non è da cristiani. I clochard non sono fagotti che sporcano la strada, la difesa dei deboli non è comunismo né un delirio passeggero o l'invenzione di un Papa».

Parole chiarissime che Francesco ha voluto mettere questa volta nero su bianco, dopo che già nel 2014 aveva chiarito il concetto: nel corso di un incontro mondiale dei movimenti popolari svoltosi in Vaticano, Bergoglio era stato illuminante, ribadendo che parlare di lavoro o di accoglienza aveva fatto sì che venisse definito comunista, «ma l'amore per i poveri», aveva detto in quell'occasione, «è al centro del Vangelo, è la dottrina sociale della Chiesa». Stesso discorso l'anno successivo, nel 2015, di ritorno dal viaggio pastorale a Cuba e negli Stati Uniti: alcuni ambienti cattolici americani lo avevano bollato come «comunista» e lui, rispondendo alle domande dei cronisti, aveva detto: «La mia dottrina sociale è quella del Vangelo, se è necessario posso recitare il Credo!».

Nel documento pubblicato ieri, da un lato Francesco ha chiarito questo punto, dall'altro ha dato una ferma risposta anche ai movimenti pro life che da anni lo accusano di essere poco incisivo sui temi della bioetica. «La difesa dell'innocente che non è nato - scrive Bergoglio - deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana».

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