Polemiche e silenzi, con accuse di censura e una mano misteriosa che avrebbe voluto tappare la bocca a Papa Francesco per le sue parole sulle unioni civili tra omosessuali. C'è un nuovo, intricatissimo, giallo in Vaticano, che non riguarda le finanze d'Oltretevere, al centro delle cronache da diverse settimane, ma l'intervista, ormai famosa, del Papa in cui parla della comunità gay, inserita nel film documentario Francesco del regista Evgeny Afineevsky, cineasta russo naturalizzato americano che racconta il «suo» Bergoglio attraverso frasi del Pontefice, interviste e immagini suggestive.
La frase che ha scatenato mille polemiche è pronunciata dal Papa in spagnolo: «Quello che dobbiamo fare - afferma Francesco - è una legge sulla convivenza civile, le persone hanno il diritto di essere protette legalmente». Concetti questi già sostenuti da Bergoglio anche in passato. Mentre si assisteva a una levata di scudi del mondo cattolico tradizionalista, che ha accusato il Papa di generare confusione e scandalo tra i fedeli, è passato inosservato un altro dettaglio importante: quella frase incriminata non è un'intervista originale del documentario, ma è stata concessa al regista russo dalla Santa Sede, estrapolandola da una vecchia intervista del 2019 rilasciata da Bergoglio alla tv messicana Televisa, ma mai trasmessa e diffusa al pubblico. Mai divulgata perché i responsabili della comunicazione vaticana, che avevano fatto girare la lunga intervista a Santa Marta con le proprie telecamere, detenendo quindi l'originale per fare un controllo finale delle parole del Papa, l'avevano tagliata prima di consegnarla ai messicani. A confermarlo è anche il capo della comunicazione del network, Ruben Acosta Montoya, che ha avuto modo di parlare col Washington Post, svelando l'arcano. Il quotidiano americano, infatti, spiega: «In una e-mail di giovedì scorso, il portavoce di Televisa ha confermato che la citazione delle unioni civili proviene dall'intervista del 2019, condotta dalla giornalista messicana Valentina Alazraki. La giornalista ha detto che quel commento del Papa era stato rimosso dal Vaticano, che possedeva e controllava le telecamere con cui l'intervista è stata registrata. «Qualcuno in Vaticano ci ha dato soltanto la parte che abbiamo trasmesso, e poi ha dato il resto del materiale a qualcun altro», ha scritto Acosta Montoya«.
Il file digitale consegnato dal Vaticano alla giornalista messicana, quindi, non conteneva l'integrale dell'intervista: era stata edulcorata, rimuovendo chirurgicamente quella frase in cui Bergoglio afferma che serve una copertura legale agli omosessuali che vivono sotto lo stesso tetto. E non è tutto, perché due giorni fa, all'indomani della diffusione di quelle dirompenti parole di Francesco, ilfattoquotidiano.it ha reso pubblica una comunicazione interna del Dicastero della Comunicazione del Vaticano in cui si dava l'ordine di star zitti: «In riferimento al clamore suscitato dal film Francesco del regista russo Evgeny Afineevsky - si legge nel documento - per ora non usciamo con NESSUNA notizia, né radio, né web. Nulla anche sul film». Da allora, infatti, dal Vaticano non è mai filtrato alcun commento.
Resta da capire perché un anno e mezzo fa quello spezzone, di proprietà dei media vaticani, non fu diffuso. Cosa che invece è stata fatta per il film documentario del regista ebreo di origini russe, suscitando reazioni da più parti e consegnando al mondo l'immagine di un Papa sempre più impegnato nel sostegno alla comunità LGBT.
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