Il Papa smorza sulle messe. "Obbedite alle disposizioni"

Francesco invita alla "prudenza", la Cei abbassa i toni. Fontana scrive a Conte: sì alle celebrazioni

Il Papa smorza sulle messe. "Obbedite alle disposizioni"

Prudenza e obbedienza. Usa queste due parole, Papa Francesco, per placare gli animi e le polemiche tra i vescovi italiani e Palazzo Chigi. Dopo il botta e risposta, con Conte che inizialmente non ha parlato di apertura delle messe domenicali nella cosiddetta fase 2 al via dal 4 maggio, e la immediata dura presa di posizione della Conferenza episcopale Italiana che ha invocato la «violazione della libertà di culto», è stato Francesco in persona a calmare le acque.

«In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni», ha detto il Pontefice durante la tradizionale messa a Santa Marta, commentando il passo degli Atti degli Apostoli in cui Stefano parla con coraggio al popolo, agli anziani e agli scribi, che lo giudicano fino a lapidarlo. «C'è poi il piccolo linciaggio quotidiano che cerca di condannare la gente, di creare una cattiva fama, il piccolo linciaggio quotidiano del chiacchiericcio osserva il Papa - che crea opinioni per condannare le persone».

Le parole di Bergoglio arrivano all'indomani di una mobilitazione di vescovi e parroci di tutta Italia, per ottenere il via libera delle messe domenicali. Dalla Cei è il sottosegretario e portavoce, don Ivan Maffeis, a intervenire. La Chiesa italiana non ha alcuna volontà «di strappare col governo, né di fare fughe in avanti. L'intenzione è quella di andare avanti col dialogo costruttivo», ha commentato. «La parola del Papa è importante, è la parola di un padre, decisiva e opportuna».

«Il richiamo del Papa prosegue don Maffeis - è un servizio alla Chiesa e al Paese, siamo nel tunnel e la prudenza e l'obbedienza sono la condizione per uscirne. Sarebbe sbagliato interpretare il 4 maggio come un libera tutti. Siamo davanti ad un percorso che per forza di cose andrà avanti per piccoli passi».

I toni, dunque, sembrano essersi abbassati, dopo la risposta dei vescovi del 26 aprile. Avvenire, il quotidiano della Cei, parla della possibilità che il governo dia l'autorizzazione a celebrare messe all'aperto già dal 4 maggio. Una soluzione, anche se temporanea, che avrebbe il vantaggio, «sempre nel rispetto del distanziamento e dell'uso di guanti e mascherine» di «non tenere i fedeli in un ambiente chiuso». Ma tutto resta ancora nebuloso, come l'ipotesi delle messe dal 10 maggio. «Non c'è ancora nessuna data riferiscono fonti al Giornale stiamo lavorando sul protocollo di sicurezza».

L'intervento del Papa ha ricevuto apprezzamento anche dai leader delle altre religioni. «Siamo totalmente d'accordo con le parole del Papa ha detto il presidente dell'Unione Buddhista Italiana, Filippo Scianna - dobbiamo pazientare ancora e obbedire alle disposizioni. Ci sono luoghi di culto che prescindono dai luoghi fisici. Questo è quindi il momento di raccogliersi in preghiera dentro di sé. Poi, laddove ci saranno le possibilità anche esterne per riunirsi e celebrare i vari riti, saremo tutti pronti a ripartire». Mentre l'imam Yahya Pallavicini, presidente della Comunità religiosa islamica italiana, ha espresso il suo disappunto per la decisione del governo nella fase 2 di relegare la religione ad una sorta di «serie B» rispetto alle altre attività produttive.

In serata il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha chiesto al premier Conte il «via libera alle celebrazioni liturgiche. Ma la decisione, a quanto si apprende, varrà per l'intero territorio nazionale. «Nessun frazionamento regione per regione».

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