Il paradosso delle trivelle dell'Adriatico. La Croazia estrae, noi ci rinunciamo

A causa di norme "ideologiche" che il centrodestra vuole cambiare non utilizziamo un giacimento che i dirimpettai stanno svuotando

Il paradosso delle trivelle dell'Adriatico. La Croazia estrae, noi ci rinunciamo

Il meccanismo è banale e gli addetti ai lavori lo spiegano con la metafora della cannuccia. Più si succhia più il bicchiere si svuota. E nel caso dei giacimenti di gas che si trovano nell'Alto Adriatico, più precisamente nel Golfo di Venezia, a svuotare il bicchiere, da almeno vent'anni, è la Croazia. La scorsa settimana il direttore operativo per la ricerca ed estrazione di Ina, la società petrolifera croata, Nikola Misetic, ha annunciato parlando alla tv pubblica di Zagabria, Hrt, che investirà circa 266 milioni di euro per la costruzione di nuove trivelle e piattaforme. L'obiettivo, ha spiegato il manager, è quello di «rafforzare la sicurezza energetica del Paese». Dal lato italiano, invece, nonostante le tensioni internazionali, con la Russia che continua a tagliare le forniture di gas dirette in Europa, è tutto fermo a causa di una serie di norme che bloccano qualsiasi tipo di attività estrattiva. Dal 2002 le attività di ricerca nel sito che si trova nel tratto di mare al di sopra del parallelo che passa per la foce del ramo di Goro del Po sono vietate per il rischio di subsidenza, e cioè della possibilità che si verifichi un abbassamento del fondo marino proprio a causa delle estrazioni. A mettere dei paletti allo sfruttamento dei giacimenti dell'Alto Adriatico - quello che si trova ad oltre 9 miglia dalla costa tra il 45° parallelo e quello che passa per la foce del ramo di Goro del fiume Po ha un potenziale stimato in termini di riserve di gas di 12 miliardi di metri cubi - è anche il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) approvato dal ministero della Trasizione Ecologica. Oggi, però le nuove tecnologie consentirebbero di minimizzare questi rischi. Ed è per questo che in molti si stanno battendo per cambiare la normativa. Claudia Porchietto, deputata di Forza Italia, ha presentato un emendamento al Dl Aiuti che chiede di poter riutilizzare i giacimenti attualmente considerati come non idonei a causa dei rischi geologici «previa presentazione di analisi tecnico-scientifiche e programmi dettagliati di monitoraggio e verifica dell'assenza di effetti di subsidenza». «Dagli anni '90 ad oggi le condizioni sono cambiate, la tecnologia è diventata molto più efficiente e poi la Croazia in questi anni ha continuato a trivellare ed estrarre e non ci sono stati effetti sul fondale», spiega al Giornale. «Oltre al danno, quindi, c'è anche la beffa di vedere gli Stati confinanti che approfittano di giacimenti che si trovano davanti alle nostre coste». L'emendamento presentato dalla deputata azzurra è tra quelli «segnalati». «Lo sforzo ora - prosegue - sarà quello di convincere quella parte politica che da sempre si oppone in modo ideologico allo sfruttamento delle nostre risorse». Il riferimento è anche alla moratoria voluta dai pentastellati durante il primo governo Conte che sospese per diciotto mesi a partire dal 2019 le trivellazioni offshore. «Fu una decisione miope figlia di un processo ideologico che oggi più che mai si scontra con la realtà dei fatti. Con lo scenario internazionale attuale non possiamo più permetterci di ragionare con la logica dei voti, ma dobbiamo usare il cervello incalza Porchietto - per fare l'interesse delle imprese e dei cittadini italiani».

Domani la questione del blocco delle estrazioni nell'Alto Adriatico sarà anche al centro di un'interrogazione del senatore di Fratelli d'Italia, Gaetano Nastri, vicepresidente della Commissione Ambiente, al ministro Roberto Cingolani durante il question time al Senato.

«È evidente che il gas è diventato uno strumento di guerra e, dinanzi a prezzi arrivati alle stelle che gravano sulle spalle di famiglie e imprese, chiederemo di fare chiarezza e di rimuovere tutte quelle barriere burocratiche e ideologiche che impediscono l'estrazione di gas naturale dai giacimenti di cui è ricca l'Italia», anticipa. «Così facendo conclude - potremo ridurre la dipendenza dalle importazioni e soprattutto il costo della bolletta energetica».

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