"Pareva impossibile. Marco ha sconfitto l'Italia che dice no"

Parla il leader leghista intervistato da Sallusti: "La gente chiede visione"

"Pareva impossibile. Marco ha sconfitto l'Italia che dice no"
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Milano Si dovrebbe parlare di auto e intelligenza artificiale, ma Alessandro Sallusti non si lascia sfuggire la notizia di giornata: la vittoria del centrodestra in Liguria. Matteo Salvini (nella foto) collegato dal suo ufficio nella capitale, festeggia la vittoria: «Quella di oggi è una bellissima giornata di sole. Anche perché è stata una campagna elettorale complicata: c'era un governatore agli arresti e paginate di giornali contro il sistema ligure». Sembrava una sfida impossibile, quella lanciata da Marco Bucci per salvare l'esperienza del centrodestra, azzoppato dall'arresto di Giovanni Toti e dalle devastanti accuse di corruzione.

È finita lunedì sera con la vittoria, anche se di misura, di Bucci e la clamorosa sconfitta del vincitore annunciato, Andrea Orlando, alla guida di una coalizione rissosa, bloccata dai veti su Renzi e da divisioni profonde.

«C'era un voto a fine ottobre, che è abbastanza irrituale - riprende il vicepremier - trasmissioni televisive Rai che sparavano contro l'amministrazione uscente e poi un'astensione che deve far riflettere».

Mobilità al tempo delle Smart city è il titolo del convegno, ospitato a Palazzo dei Giureconsulti in una sala strapiena con vista sul Duomo e le guglie. La spallata per via giudiziaria non è riuscita, ma non c'era solo quel tema sul tavolo. «In Liguria - ricorda Sallusti - si giocava una partita fra l'Italia del sì e del no». Quella che non voleva, per intenderci, il Mose a Venezia, ormai completato, e la Gronda a Genova, oggi in rampa di lancio.

Ma tutte le grandi infrastrutture rischiano di rimanere ostaggio di comitati ambientalisti, cittadinanze apocalittiche, profeti di sventure e scandali. «In questo ministero - spiega Salvini - mi confronto e scontro tutti i giorni con il popolo dei no. Da una parte c'è là sinistra che non vuole a tutti costi, come nel caso del Ponte sullo Stretto che pure porterà lavoro in due regioni affamate di lavoro. Dall'altra ci sono i no di una certa burocrazia, come nel caso di alcune sovrintendenze che, per voler tutelare un bene, portano al crollo dello stesso bene. E poi ci sono i no ideologici, come quello al nucleare, e il voto di domenica e lunedì è stato importante anche per tutto questo».

Del resto l'eredità di Giovanni Toti è, senza retorica, una sequenza di cantieri. Il Terzo valico e l'Alta velocità, il tunnel e la diga, la Gronda che i 5 Stelle osteggiano ma prima o poi dovrebbe decollare. «Non dimentichiamoci - spiega Salvini - che ad agosto eravamo sotto del dieci per cento e il merito del successo è in gran parte di Marco Bucci».

Salvini ha difeso in tutti i modi Toti, bloccato ai domiciliari dalla magistratura e alla fine costretto alle dimissioni, ma questo non gli impedisce di riconoscere il valore del neogovernatore, da sette anni sindaco di Genova. «I cittadini - riassume il ministro delle infrastrutture - chiedono tranquillità e visione. Ed è quello che stiamo facendo di qui al 2032. Pochi giorni fa a Milano ho partecipato all'inaugurazione della linea 4 che fra l'altro collega il mio quartiere all'aeroporto di Linate. Poi, se non si inventeranno qualcosa, nel 2032 apriremo il Ponte sullo Stretto e il primo treno della Tav», bersaglio di scontri furibondi e violente marce di protesta per anni e anni, «attraverserà le Alpi al confine francese».

Progetti ambiziosi, oggi a portata di mano. Sarà pure una giornata di sole, ma Salvini sa che i suoi critici e avversari sono sempre mobilitati, il segretario della Lega guarda l'orologio e sorride ironico: «Sono le 12, strano, nessuno questa mattina ha ancora chiesto le mie dimissioni».

«La giornata e ancora lunga», replica Sallusti che sta al gioco.

Da un'elezione all'altra, l'ultima battuta è uno sguardo sugli Usa: «Una vittoria di Trump sarebbe fondamentale per risolvere i due conflitti aperti». Una settimana e avremo anche questo verdetto.

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