A Parigi un'occasione per tutti

Una conferenza a Parigi per chiudere la guerra in Ucraina? È non solo possibile, ma costituirebbe una situazione "win-win" per tutti.

A Parigi un'occasione per tutti

Una conferenza a Parigi per chiudere la guerra in Ucraina? È non solo possibile, ma costituirebbe una situazione «win-win» in cui vincono tutti: Putin non rischierebbe il trono, l'Ucraina avrebbe una ottima posizione negoziale pur sapendo che dovrà pur cedere qualcosa, l'Unione Europea potrebbe vantarsi di essere stata per la prima volta abbastanza unita, l'America sarebbe libera dal fardello di un'enorme spesa per consentire all'Ucraina di difendersi, ma abbandonando il sogno della vendetta.

Questa soluzione ha una storia sia antica che recente. La Francia ha sempre sognato di unirsi alla Russia scambiando tecnologia con energia. La prima guerra diventò mondiale a causa dell'alleanza che legava Francia e Russia. E poi dopo la guerra il generale de Gaulle pensava a una unione fra Europa e Russia che tenesse fuori gli americani. Macron aveva subito un grande smacco quando poco prima dell'invasione dell'Ucraina Putin era andato a Pechino per siglare un accordo globale fra Russia e Cina che sembrava confermato dal sostegno cinese all'operazione speciale in Ucraina. Ma era stato soltanto un gioco di specchi venuto alla luce prima a Samarcanda, dove Xi Jinping e l'indiano Modi chiesero a Putin di chiudere la guerra: poi al G20 in Indonesia dove Xi portava a casa la promessa di una lunga tregua con gli americani su Taiwan, annunciando il principio secondo cui nessuno può invadere un altro Stato. Putin era fuori gioco ed è stato a quel punto che Macron ha visto la nuova luce verde per accordarsi con gli americani esausti per i costi delle armi e con l'equilibrio sociale a rischio di rottura.

La Cina aveva abbandonato la Russia al suo destino incerto ed ecco che Macron vola a Washington e propone il suo piano: una conferenza a Parigi come alla fine della Grande Guerra e poi ancora per le trattative fra americani e vietnamiti nei primi anni Settanta.

Sergei Lavrov avrebbe annunciato il consenso russo indicando a sorpresa John Kerry già candidato democratico alla Casa Bianca - come il mediatore più gradito alla Russia.

Lavrov nella stessa dichiarazione scaricava papa Francesco come mediatore «poco cristiano» per aver espresso aspre critiche contro i mercenari ceceni nell'esercito russo, accusati di brutalità. La parola torna dunque agli Champs Elisées e Macron riannoda intanto i suoi rapporti speciali con la Russia, cosa che l'Europa farebbe bene a discutere nella sua collegialità.

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