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Al Parlamento europeo non si può parlare di terrorismo islamico

La maggioranza dell'europarlamento boccia un emendamento per inserire il termine "islamici" dopo terroristi in merito alla situazione in Afghanistan. Per il gruppo ID è “l’ennesima preoccupante deriva del buonismo e del politicamente corretto tanto caro alla sinistra”

Al Parlamento europeo non si può parlare di terrorismo islamico

Se esistesse una sostanza si potrebbe anche chiudere un occhio sulla forma ma, dal momento che sono assenti sia l’una sia l’altra, anche l’utilizzo del linguaggio assume una particolare importanza nelle scelte dell’Unione europea. È il caso della proposta di risoluzione sulla situazione in Afghanistan presentata al Parlamento Europeo in cui non si utilizza la parola “islamici” per definire i terroristi. Da qui l’emendamento presentato dal gruppo Identity and Democracy (bocciato dalla maggioranza del Parlamento Europeo nonostante il voto favorevole del Ppe e degli europarlamentari italiani di Forza Italia) per inserire la corretta espressione “terroristi islamici”.

La proposta di modifica dell’articolo 17 recita: "esprime profonda preoccupazione per il fatto che i talebani offrono ancora una volta rifugio ai gruppi terroristici islamici; insiste sul fatto che i talebani e le autorità de facto dell'Afghanistan devono rispettare i loro impegni in materia di lotta al terrorismo”.

Come affermano in una nota gli europarlamentari della Lega Susanna Ceccardi, Anna Cinzia Bonfrisco e Marco Zanni (presidente gruppo Id), firmatari dell’emendamento e componenti della commissione Affari Esteri, si tratta di “una definizione peraltro utilizzata anche dallo stesso Congresso americano e dal dipartimento di intelligence Usa”.

Gli europarlamentari di Id considerano la scelta “assurda e inspiegabile” e “l’ennesima preoccupante deriva del buonismo e del politicamente corretto tanto caro alla sinistra”.

Eppure è solo l’ultimo di tanti casi in cui le istituzioni europee si rendono protagoniste di episodi di censura linguistica o di utilizzo di parole definite “inclusive” per non offendere le minoranze ottenendo il risultato di descrivere la realtà in modo parziale quando non falsato.

Un modus operandi che si ripete di frequente quando si ha a che fare con la religione islamica che sembra ricevere una particolare tutela da parte delle istituzioni europee sempre solerti invece nel dimenticare o cancellare le nostre radici cristiane. Eppure non ci sarebbe nulla di offensivo nel descrivere i terroristi in Afghanistan come islamici. Ciò non significa offendere le persone di religione musulmana, quanto identificare correttamente la matrice di un certo tipo di terrorismo.

Un modo di agire importante non solo per una questione di correttezza linguistica bensì anche per capire le reali motivazioni alla base degli attacchi terroristi. Se non capiamo (o, peggio ancora, neghiamo) la matrice, diventa difficile riuscire a risolvere il problema del terrorismo.

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