Partita a scacchi sull'Italicum. Ora Berlusconi prende tempo

Mentre il premier scalpita per approvare la nuova legge elettorale il Cavaliere non è convinto dall'introduzione del premio di lista

Partita a scacchi sull'Italicum. Ora Berlusconi prende tempo

Berlusconi ci tiene eccome al patto del Nazareno perché è l'unico modo per portare a termine riforme che «servono al Paese». In primis l'abolizione del Senato. Quindi ben venga l'abbraccio con Renzi ma solo e soltanto su quello; per il resto, pollice verso su tutta la linea, specie sulla politica economica. Tanto che ieri i big azzurri si sono visti alla Camera per mettere in cantiere un «casa day»: una grande mobilitazione per chiedere l'abolizione o quanto meno una grande riduzione delle tasse sulla casa. Gasparri sintetizza così: «Vogliamo riportare le imposte sugli immobili agli 11 miliardi del governo Berlusconi, mentre con Renzi sono arrivate a 30. Presenteremo su questo emendamenti alla legge di stabilità e ci mobiliteremo in tutta Italia per tutelare un bene essenziale per oltre l'80 per cento delle famiglie italiane».

Il Cavaliere, tuttavia, sulle riforme non rompe e non romperà. Ma c'è un ma: i due contraenti hanno messo nel patto pure la riforma della legge elettorale che, nei desiderata di Renzi, deve contenere il premio alla lista e non alla coalizione. Se le recenti aperture a mezza bocca del Cavaliere dovessero tramutarsi in legge, però, il premier avrebbe una pistola carica in mano. Quello che Berlusconi non vuole, almeno ora. Quindi, in queste ore, si sta giocando una partita a scacchi tra i due: il Cavaliere temporeggia, Renzi invece scalpita. La prova plastica che sull'Italicum ci sono delle frizioni tra i due contraenti è andata in scena ieri: un vero e proprio scontro in Commissione Affari costituzionali con il renziano Emanuele Fiano che voleva calendarizzare subito la discussione sulla legge elettorale mentre l'azzurro Francesco Paolo Sisto era nettamente contrario. Un braccio di ferro che andrà avanti per settimane anche perché l'agenda del Parlamento è già stracarica.

Un altro elemento che dimostra come il premier sia scalpitante nel portare a casa una nuova legge elettorale è la minaccia sventolata ieri dal piddino Roberto Giachetti. Il quale ha rilanciato sul Mattarellum per avvertire i «frenatori di vari partiti, specie Fi». Come a dire: sbrighiamoci altrimenti facciamo da soli o con l'aiuto di Grillo e Sel e approviamo una legge che ci strafavorisce. E ancora: «Il dibattito che va avanti da settimane sulle modifiche serve a bloccare tutto perché magari a qualcuno, soprattutto dentro Fi ma non solo, conviene andare a votare con il Consultellum che ha uno sbarramento al 2%, ma questo è inaccettabile».

Sul tema Berlusconi glissa, tutto occupato al rilancio del partito. A questo proposito oggi incontrerà i coordinatori regionali di Forza Italia assieme ai responsabili regionali dei Club. La confluenza, sul territorio, prosegue e il Cavaliere cercherà di motivare tutti sia per le adesioni (leggasi tesseramento, ndr ) sia per le assemblee (leggasi congressi, ndr ). Farà il punto della situazione con i suoi e cercherà risposte a quanto chiesto loro in passato: almeno due giovani, un uomo e una donna, volti nuovi, da mandare eventualmente in televisione.

Insomma, si serrano le fila senza dar seguito ai boatos che aleggiano in Transatlantico. L'ultimo: una staffetta del capogruppo al Senato Romani-Bernini.

Voce messa in giro di colleghi deputati che vorrebbero «aggrapparsi» a questa ipotesi e chiedere l'avvicendamento del capogruppo anche alla Camera. E circola pure il nome del post-Brunetta: Francesco Paolo Sisto. Ma molti azzurri negano manovre di questo tipo: «Voci prive di fondamento».

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