Biden, il partito in ostaggio e l'ipotesi sostituzione. Le alternative deboli, Michelle un miraggio

Poco tempo per trovare un altro candidato Ritiro? Si punta su Jill e sulla sorella Valerie

L'ex first lady Michelle Obama
L'ex first lady Michelle Obama
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Dopo la disastrosa prestazione nel dibattito televisivo con Donald Trump, i democratici ora valutano le prossime mosse e come scrive il sito Politico «considerano l'impensabile, ossia che sia il momento per Joe Biden di andarsene». Affinché questo accada, tuttavia, serve che sia lui a compiere il primo passo. Il presidente ha ottenuto nelle primarie abbastanza delegati (il 95% di quelli in palio) per conquistare la nomination e solo un suo passo indietro consentirebbe al partito di nominare un nuovo candidato alla convention di Chicago in agosto, con un meccanismo complesso e non considerato per decenni. Biden e la sua campagna hanno categoricamente escluso la possibilità, e molti dem ritengono che solo la first lady Jill o la sorella Valerie potrebbe convincerlo, rivelandosi come in altre circostanze decisive. Per ora, tuttavia, la moglie del presidente sembra determinata a resistere come il marito, che ha elogiato davanti ai sostenitori con una eccessiva enfasi: «Joe hai fatto un grande lavoro, hai risposto a tutte domande, conoscevi bene i fatti», ha detto dopo il dibattito. Nell'eventualità di un suo ritiro tutti i suoi delegati - che si sono impegnati a votarlo, ma non sono vincolati a farlo - sarebbero liberi di scegliere il proprio candidato, anche se è probabile che Biden darebbe un suggerimento. Se indicasse la vice presidente Kamala Harris dovrebbe comunque convincere i delegati a sostenerla, poiché i suoi voti non le spetterebbero automaticamente.

Intanto è già partito il toto nomi di chi potrebbe essere il nuovo candidato dem. Harris sarebbe la scelta più ovvia, ma il suo basso indice di gradimento nei sondaggi rischierebbe di esporre ancora di più il partito ad una sconfitta contro Trump. Poi c'è il governatore della California Gavin Newsom, 56 anni: giovedì sera ha detto che parlare di qualsiasi alternativa a Biden è una «speculazione senza senso», ma l'anno scorso un suo dibattito con il governatore della Florida repubblicano Ron DeSantis era stato definito un possibile scontro presidenziale del futuro. Un'altra papabile è la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer: la 52enne era nella lista dei candidati per la nomina a vice presidente di Biden nel 2020, e l'ottimo risultato alle elezioni di Midterm del partito democratico è stato in parte attribuito al suo lavoro. Il senatore dell'Ohio Sherrod Brown, 71 anni, sarebbe il più anziano tra le alternative: voce forte sui diritti e le tutele dei lavoratori, ha spesso parlato in difesa della fecondazione in vitro e dell'aborto. In lizza c'è pure JB Pritzker, governatore 59enne dell'Illinois: può far valere le sue credenziali per aver codificato il diritto all'aborto nel suo stato e per averlo dichiarato uno «stato santuario» per le donne che cercano di abortire.

Ovviamente non poteva che rispuntare anche l'ipotesi che rappresenta il sogno proibito di tanti dem, l'ex first lady Michelle Obama. Come avviene ormai ciclicamente c'è chi torna a parlare di una sua discesa in campo, nonostante lei abbia chiarito senza indugi che «non si candiderà alla presidenza» e «sostiene Biden-Harris».

Più realistico, invece, potrebbe essere un ritorno sulla scena dell'ex segretario di stato Hillary Clinton: come ha scritto l'editorialista del Washington Post e vincitrice del premio Pulitzer Kathleen Parker, «anche coloro che non hanno votato per Clinton avrebbero fiducia nella sua capacità di mantenere il Paese sulla buona strada».

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