Pasticcio Scurati, la Rai sospende la Bortone per sei giorni

La conduttrice strumentalizzò la mancata messa in onda del monologo dello scrittore sul 25 Aprile. La sinistra: "Questo è regime"

Pasticcio Scurati, la Rai sospende la Bortone per sei giorni
00:00 00:00

Alla fine, il caso Bortone/Scurati finisce così: sei giorni di sospensione per la giornalista come sanzione disciplinare. Molto, ma molto meno di un possibile licenziamento, ma comunque un forte atto simbolico dal punto di vista editoriale e politico. La conduttrice ha già fatto sapere che impugnerà la decisione e il suo legale ritiene che non sussistano i presupposti per la sanzione. Ma la punizione più dura per la giornalista resta la cancellazione del suo programma «Che sarà»: da settembre sarà sostituito da un altro, sempre condotto da lei, ma con contenuti più culturali e meno di attualità, quindi meno «pericolosi» e con meno spazio (solo al sabato sera su Raitre, e non più anche alla domenica).

Insomma a Serena Bortone (foto) è costata cara la scelta di denunciare sui social la mancata messa in onda del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, che dava della «fascista» alla premier Meloni. Dopo l'audit interno, i vertici Rai hanno verificato che c'è stato un danno di immagine per l'azienda: il provvedimento di sospensione in particolare si riferisce alla «pubblicazione di un post su vicende interne senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione». La questione in breve: la giornalista reputava che lo scrittore fosse stato censurato, l'azienda invece sostiene che è stato cancellato il contratto a pagamento, ma non la possibilità di andare in onda gratuitamente. Una vicenda che ha creato grande scalpore e, secondo l'amministratore delegato Roberto Sergio, così grave da meritare teoricamente il licenziamento, come ha avuto modo di dire durante la festa de «Il Foglio» («A nessun dipendente di nessuna azienda sarebbe consentito di dire cose contro l'azienda in cui lavora»). Ma, alla fine, si è scelto un provvedimento meno drastico.

Ovviamente la decisione ha sollevato ancora un mare di polemiche. L'Usigrai, sindacato interno dei giornalisti, parla di «sanzione inaccettabile» e afferma «che si scarica su di lei il malfunzionamento della catena di comando».

La sinistra tutta difende la giornalista e denuncia la sempre «più invadente televisione di regime» che si sarebbe vista anche negli ultimi casi sollevati dai sindacati interni sulle assunzioni di due programmisti multimediali, bollate come «parentopoli»: uno, Matteo Tarquini, figlio di Giovanni, definito amico di vecchia data dell'ad Roberto Sergio e l'altro, e dj, militante di Casapound e fratello di altri due dipendenti Rai. Sul caso l'ad ha subito aperto un audit interno e il ministro delle imprese Adolfo Urso ha risposto a un question time a Montecitorio assicurando la massima trasparenza.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica