È uno Stato fallito quello che non è in grado di far rispettare la legge e che per giunta chiede ai cittadini di avanzare accuse anonime, dato che è incapace di tutelarli. Per questo fanno rabbrividire le parole usate dal ministro del Lavoro del Pd, Andrea Orlando, che di fronte all'ipotesi che vi siano imprese che non rispettano qualche norma in tema di parità di genere ha sottolineato la necessità di «studiare meccanismi di piattaforme anonime in cui denunciare chi viola questa regola».
Invitare a delazioni in incognito vuol dire prendere atto che vi sono soggetti che non possono liberamente esprimersi e rivendicare le proprie prerogative in maniera aperta; al punto che lo Stato chiede loro di avanzare accuse a volto coperto. Per giunta, è evidente che chi propone tutto questo desidera soltanto un aumento della conflittualità sociale e, di conseguenza, una disgregazione del nostro tessuto civile.
Questo è grave in generale, ma ancor più in questo momento storico, se si considera che le scelte politiche adottate in quest'ultimo anno ci hanno cacciato in una crisi terribile e non appena sarà tolto il blocco dei licenziamenti si dovrà fare i conti con tensioni sempre maggiori. Appare chiaro, però, che per gli eredi del vecchio Pci i «padroni» restano i nemici di sempre e ogni mezzo può essere usato per continuare, in altre forme, una lotta di classe mai del tutto abbandonata.
Se in generale è inquietante uno Stato che incita taluni cittadini a denunciarne altri, nello specifico va anche detto quanto sia ridicola la giustificazione che viene data dal ministro. La proposta nasce dalla preoccupazione che in molti casi non sia rispettata quella norma secondo cui un datore di lavoro non potrebbe rivolgere talune domande a una candidata all'assunzione. In particolare, questo è il tema, si tratta di evitare che egli chieda se la futura dipendente intendere avere figli, è incinta o vuole sposarsi.
Questa rocciosa difesa di tale norma, spinta fino alla promozione di denunce anonime, pare proprio ignorare che lungo questa strada le imprese nemmeno convocheranno le candidate e preferiranno orientarsi ancor di più verso i candidati maschi: o ulteriore danno delle donne. Le ragioni delle difficoltà femminili sul mercato del lavoro sono nell'interventismo statale ed è lì che si dovrebbe intervenire. Quello che gli statalisti non capiscono è che con simili misure illiberali non si promuovono davvero i diritti di tutti, e in questo caso delle donne, perché ogni intervento di questo tipo provoca reazioni.
Ovviamente la sinistra sogna una società in cui tutte le imprese siano pubbliche o comunque regolamentate in ogni dettaglio.
In un certo senso ha ragione, perché solo un sistema produttivo di quel genere potrebbe seguire passivamente ogni tipo di direttiva. Se vuoi pianificare la vita di tutti, in effetti, la libertà di parola, scelta, iniziativa e via dicendo sono ostacoli da eliminare. Con meno libertà e più denunce anonime, però, ci aspetta un futuro assai penoso.
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