La minoranza Pd sfida Matteo Renzi. All'assemblea nazionale scatta la resa dei conti tra la sinistra dem e i renziani. Sul tavolo c'è la minaccia di una scissione e di fatto la fine del partito. Dopo le tensioni e gli ultimatum di ieri, il governatore della Toscana, Enrico Rossi afferma: "Non esageriamo non è l’ultima domenica per il partito". Insomma da parte della minoranza c'è in questo momento al volontà di attendere le mosse di Renzi per capire quale possa essere il futuro dem. Ed è questa la posizione di Michele Emiliano: "Renzi non fissi la data del congresso e vada avanti. Si può ancora fermare - dice il governatore della regione Puglia -, ma non so se voglia farlo.... Non capisco perchè non si possa fare ora la conferenza programmatica e discutere di queste cose", aggiunge. E se Renzi va avanti cosa si fa? "Lasciamo stare. Stanotte non ci ho dormito... Non voglio neanche pensarci". E Matteo Renzi, che si presenta come segretario dimissionario, prova a mettere le cose in chiaro durante il suo intervento.
: "La parola chiave che propongo oggi è: rispetto. È una delle parole più belle, richiama al guatrdarsi intorno, dentro, negli occhi", sottolinea Renzi. "Avere rispetto è una delle prime cose che i genitori insegnano ai figli", osserva Renzi."Una comunità politica deve scegliere di rispettarsi sempre e praticare il rispetto nei confronti della comunità", afferma. E ancora: "Proviamo a capire se esiste lo spazio per poter immaginare un domani. Fuori di qui ci stanno prendendo per matti". Poi parla del referendum: "C’è una frattura forte nella politica e nella società italiana, c’è un prima e un dopo il 4 dicembre. E io ne sono responsabile: il referendum è stato una botta per tutto il sistema Paese e noi dobbiamo rimettere in moto il Paese". A questo punto arriva l'affondo: "La parola scissione è una delle parole più brutte del vocabolario politico. Peggio di scissione c’è solo la parola ricatto. Io ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte ma un grande partito non può accettare di essere fermato dal ricatto di una minoranza". Poi aggiunge: "Non potete chiedere a chi si dimette ora per chiedere il congresso di non candidarsi, perché questa non è una regola del gioco democratico. Io ci ho pensato, per sistemare questa assurda situazione, a fare un passo indietro. Ci ho pensato sul serio, ma accettare oggi che si possa dire di no a una candidatura, che si possa eliminare un problema eliminando una persona, significa far passare il messaggio che siamo insieme contro qualcosa. Non accetteremo mai e poi mai di dire a qualcuno 'tu non sei nella nostra comunità'. Avete il diritto di sconfiggerci, non quello di eliminarci". Dunque Renzi è pronto a ricandidarsi alla segreteria del Pd. Su questo punto la minoranza aveva chiesto tra le righe un passo indietro da parte dell'ex premier. Passo indietro che non è arrivato. La tensione resta altissima. D'Alema infatti ha risposto con un gesto chiaro: non ha partecipato all'assemblea definendola "inutile...".
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