Il Pd "legalitario" non vede tutte le irregolarità di Sala

I democratici censurano gli avversari ma chiudono gli occhi sulle gravi omissioni del loro candidato a Milano

Il Pd "legalitario" non vede tutte le irregolarità di Sala

C'è un aspetto singolare, nella polemica scatenata dal Partito Democratico contro Virginia Raggi, candidata del Movimento 5 Stelle alla carica di sindaco di Roma, colpevole di avere omesso un paio di incarichi nella dichiarazione cui era obbligata dalla legge sulla trasparenza. Secondo il Pd, l'avere attestato il falso rende la Raggi ineleggibile, e la Procura di Roma dovrebbe inviarle seduta stante, come atto dovuto, un avviso di garanzia.

È probabile, che le cose stiano come dice il Pd: la legge parla chiaro, non ammette dimenticanze, attestare il falso è un reato perseguibile d'ufficio, e tra le sanzioni c'è la decadenza dei pubblici uffici. L'aspetto singolare è però che nelle stesse, stessissime condizioni della Raggi si trova un altro candidato sindaco, stavolta del Pd. Si chiama Giuseppe Sala, e oggi affronta al ballottaggio Stefano Parisi per la carica di sindaco di Milano. Anche Sala, come è noto, quando ha dovuto stilare la medesima dichiarazione ebbe un brusco vuoto di memoria. La vicenda è da settimane di dominio pubblico, raccontata dal Giornale e dal Fatto. E quindi anche nei confronti di Sala il Partito Democratico dovrebbe gridare alla ineleggibilità e chiedere l'intervento della Procura.

Invece, nulla di tutto questo avviene. Ciò che è intollerabile per la Raggi a Roma, diventa una quisquilia per Sala a Milano. Le accuse che vengono lanciate contro la grillina nella Capitale, sotto la Madonnina vengono liquidate dal partito come inezie partorite dalla solita «macchina del fango».

Eppure, a guardarle in dettaglio, le vicende sono assai simili, e semmai ad avere il naso più lungo sembra proprio Beppe Sala. La Raggi ha omesso di indicare nella sua attestazione due consulenze del 2012 e nel 2014 per la Asl di Civitavecchia. Quando la faccenda è emersa, si è difesa dicendo: «Però le ho indicate nella dichiarazione dei redditi». Nello stesso identico modo, Sala si cercò di trarre d'impaccio quando si scoprì che possiede una casa di lusso in Engadina, vicino a Sankt Moritz, di cui non c'era traccia nella sua attestazione. «Però l'ho indicata nella dichiarazione dei redditi», disse Mr. Expo.

Uno a uno, insomma.

Peccato che Sala nella stessa attestazione si dimenticò ben di peggio: la sua passione per il business del mattone in Romania, che lo porta a detenere una quota rilevante di una società per azioni con sede a Bucarest. Anche di questo, avrebbe dovuto dare conto nella dichiarazione cui era tenuto come pubblico amministratore, e anche di questo non c'è traccia. Eppure, Sala firma: «Sul mio onore affermo che la presente dichiarazione corrisponde al vero».

Ora il magistrato Alfonso Sabella, arruolato dal Pd romano, invoca un avviso di

garanzia per la Raggi. Ma a Milano un esposto contro le bugie di Sala giace da settimane nei cassetti della Procura. E i colleghi di Sabella si sono ben guardati dall'inviare a Sala l'avviso di garanzia che lo avrebbe affossato.

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