Il Pd non decide ma si inventa un "congressino" su guerra e pace

L'idea di un'assemblea a tema sulle armi. Elly al bivio: caccia i ribelli o è sfiduciata

Il Pd non decide ma si inventa un "congressino" su guerra e pace
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Il Partito democratico è in pieno psicodramma per la frattura su Rearm Europe. Al Nazareno circola soprattutto un'idea per sbrogliare il nodo: un congresso tematico. Vecchio strumento diessino, l'appuntamento assumerebbe le sembianze della conta indiretta sulla segretaria Elly Schlein. In sintesi: uno scontro tra almeno due mozioni. La leader è favorevole alla costruzione della difesa europea ma non al riarmo immediato contro la minaccia russa. I riformisti e gli ex popolari sono con Rearm Europe.

I dem, all'Europarlamento, si sono spaccati. Undici astenuti, contro dieci favorevoli al piano. Con Schlein appesa a un solo voto. Da qua, la necessità di un confronto. Tre le strade possibili: un congresso straordinario, con il rischio di uno scontro violento (e di una scissione quasi certa), una conferenza nazionale sulla politica estera (l'ipotesi più blanda) e appunto un congresso tematico sulle armi, la via di mezzo. Che come spesso accade coincide col punto di caduta. C'è però un problema di tempi. «Il tema - dice l'ex parlamentare dem Stefano Ceccanti - è che si discute di fase 2, cioè di difesa comune europea, mentre si sta completando la fase 1, che è Rearm Europe». Ma non solo: «Presto arriverà un trattato da votare in Parlamento. Un testo magari sostenuto anche da Keir Starmer, primo ministro Uk e leader labourista. E il Pd come voterà?». Insomma, «si facesse il congresso tematico» ma il tempo è quello che è. E al netto delle «possibili verifiche interne, sono gli elementi esterni» a richiedere una linea. Ieri l'ex premier Paolo Gentiloni ed Elly Schlein erano seduti di fianco in un convegno di Rigenerazione democratica, l'associazione della parlamentare Paola De Micheli. A margine dell'evento, i due hanno avuto un colloquio. Un tentativo di gettare acqua sul fuoco. L'europarlamentare Pina Picierno, volto dem per il piano Ue, è salita anche ieri sugli scudi. «Serve autonomia militare per l'Europa», ha insistito. Chi muove le fila dell'opposizione interna è sempre Stefano Bonaccini, che Base riformista sta provando a rianimare come leader. Gentiloni, come gli ex di lusso Walter Veltroni ed Enrico Letta, sono per il riarmo Ue. Ma l'ex commissario europeo, che alcuni a sinistra vorrebbero come avversario della Meloni nel 2027, appare neutrale, forse per tattica, sulla «congiura» contro la Schlein. Più decisi il padre nobile Romano Prodi e l'ala degli ex Popolari di Graziano Del Rio e di Ernesto Maria Ruffini, a loro volta con Rearm Europe. Anche i neo-ulivisti Anna Ascani e Marco Meloni propendono per il sì al piano Ue. Difficile da comprendere la posizione di Area Dem di Dario Franceschini: europeisti sì, ma contro Schlein nì. Roberto Gualtieri, sindaco della Capitale, è concentrato soprattutto su Roma. Ma è in lenta fase di avvicinamento alle posizioni di Bonaccini, che può già contare su una folta pattuglia nel Lazio. Con la segretaria, in chiave di congresso tematico, i soliti: gli ex Articolo 1 di Roberto Speranza, Laura Boldrini, i Giovani turchi di Matteo Orfini, il duo Nicola Zingaretti e Francesco Boccia, i Dems di Andrea Orlando e Giuseppe Provenzano e il plenipotenziario Goffredo Bettini. Una mappa correntizia che, in un contesto di congresso tematico, sembra favorire la mozione Schlein.

Ma l'appuntamento, sempre qualora esistessero i tempi per organizzarlo, esigerebbe coerenza nell'esito: se la Schlein dovesse perdere, dovrebbe dimettersi. E se i riformisti di Bonaccini dovessero perdere, dovrebbero andarsene.

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