Fratelli coltelli. A poco meno di venti giorni dalla vittoria elettorale in Umbria, il Pd già litiga con sé stesso. Vecchie ruggini e vecchi rancori mai realmente sopiti, ma opportunamente celati sotto il tappeto durante la campagna elettorale.
La situazione sarebbe comica, se non fosse allo stesso tempo anche notevolmente seria. Il Giornale è venuto in possesso di una missiva scritta da un nutrito gruppo di amministratori e dirigenti locali del Pd umbro e indirizzata alla Commissione di Garanzia del partito per denunciare la cattiva gestione portata avanti dall'attuale segretario regionale Tommaso Bori. Il numero del Pd umbro viene preso di mira per i suoi «atteggiamenti furbeschi e ritorsivi» che non si limiterebbero soltanto alla sfera politica, ma riguarderebbero anche la sfera «personale e lavorativa». Bori, secondo gli autori della missiva, avrebbe penalizzato chi avrebbe osato criticare la sua gestione sia all'interno del gruppo consiliare sua nei territori «con posti di lavoro, candidature e incarichi istituzionali sacrificati». In situazioni simili, Bori avrebbe alternato «minacce a vere e proprie umiliazioni pubbliche». L'accusa più grave che i suoi detrattori gli rivolgono è quella di avere usato «in modo indebito dati personali di iscritti, simpatizzanti ed elettori del Partito Democratico, non per sostenere la candidata Stefania Proietti, ma per promuovere sé stesso e, in misura minore, Sarah Bistocchi». In questo modo il segretario regionale del Pd umbro avrebbe trattato tali dati come «un patrimonio personale da proteggere» impedendo agli altri candidati dem di accederne. I firmatari della missiva rivelano di aver taciuto in campagna elettorale di eventuali irregolarità per non nuovo al partito, ma ora attaccano: «Riteniamo - scrivono - che un segretario debba lavorare per il bene del partito, non per i propri interessi personali». Bori avrebbe imposto «per l'intera città di Perugia, un numero limitato di candidature (la sua e quella di Bistocchi), eliminando di fatto possibili concorrenti capaci di attrarre altre preferenze e mettendo così a rischio il risultato stesso del Partito, a cui ha anteposto il proprio interesse personale (anche qui con estrema ferocia)».
«È corretto che il segretario utilizzi i dati personali di privati cittadini per obiettivi personali, cercando voti e finanziamenti? Questo comportamento è conforme al Codice Etico del Partito Democratico?», ci si chiede. Ma non solo.
«La vittoria ottenuta alle regionali, per quanto significativa, non è certo il risultato di questa gestione», è il crudo commento di chi sentenzia «Se necessario, si trovi per lui Bori, ndr - l'incarico di assessore regionale a cui agogna, ma è fondamentale che venga allontanato da una gestione che, dopo cinque anni, ha lasciato divisioni e tensioni».
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