Il Pd vuole la censura in Rai: i nomi nel mirino

La presenza di Renzi nel servizio pubblico batte tutti i record. Ma i dem vogliono ridurre al silenzio chi critica il governo

Il Pd vuole la censura in Rai: i nomi nel mirino

Un bavaglio per tutti. Il Pd e soprattutto il premier Renzi vogliono addomesticare il servizio pubblico della Rai a immagine e somiglianza del Nazareno. Michele Anzaldi è di fatto l'uomo in Rai per conto dei dem che ha il compito di indicare quali sono i nemici della propaganda renziana. Ieri si è scagliato contro Massimo Giletti e contro il suo talk de L'Arena dopo la rissa in diretta con Mario Capanna. I dem con il segretario della commisisone di Vigilanza Rai, Anzaldi appunto, hanno mandato un chiaro avvertimento a viale Mazzini: La rissa cui hanno assistito i telespettatori nel pomeriggio domenicale di Raiuno, con il conduttore Massimo Giletti che prende a male parole l`ospite Mario Capanna e lancia per terra il suo libro, corrisponde all`idea di servizio pubblico per famiglie che hanno i vertici Rai? È opportuno che il direttore generale chiarisca, visto che il servizio pubblico è pagato con quasi 2 miliardi di euro dei cittadini. Proporrò all`ufficio di presidenza della Vigilanza di ascoltarlo".

Insomma il Pd comincia a marcare stretto il servizio pubblico. Ma nel mirino di Anzaldi e del Pd non c'è solo Giletti, ma anche i sindacati. Infatti il dem ha puntato il dito contro la "presenza eccessiva dei rappresentanti sindacali nei talk Rai". Una mossa per bloccare probabilmente le comparse di Landini e Camusso (da semrpe critici con Renzi) nei salotti dei talk Rai. E così Anzaldi chiede anche l'intervento dell'Agcom: "Mi permetto di segnalarvi e inoltrarvi l’interrogazione allegata - afferma Anzaldi - che ho presentato, in riferimento alla presenza di esponenti sindacali nelle trasmissioni Rai. Credo che sarebbe utile per tutti avere sulla questione un vostro parere". E ancora: "La Rai chiarisca se risponde al vero - scrive il deputato nell’interrogazione - che alcune sigle sindacali, una in particolare, vengano privilegiate e favorite negli inviti ai talk show, creando una situazione di forte squilibrio e un danno al pluralismo".

"Secondo quanto è possibile appurare - prosegue - verificando la partecipazione di ospiti sindacali nelle trasmissioni di approfondimento delle reti Rai, sia in prima serata che nelle altre fasce orarie, sembrerebbe che alcuni rappresentanti sindacali siano ospitati in via preferenziale in un gran numero di puntate, mentre altri di sigle diverse possano contare le loro partecipazioni appena sulle dita di una mano. È opportuno che l’azienda chiarisca in maniera dettagliata quante volte i diversi leader sindacali sono stati ospitati nelle diverse trasmissioni di approfondimento giornalistico e, qualora sia verificato uno squilibrio, come intenda agire per garantire un vero pluralismo e dare rappresentanza adeguata a tutte le diverse sensibilità del mondo dei lavoratori". Insomma chi critica il governo entra subito nel mirino di Anzaldi e del Pd. Eppure in largo del Nazareno avrebbero poco di cui lamentarsi. La presenza mediatica del premier sulle reti Rai batte ogni record del passato. Nei primi otto mesi di governo lo spazio dedicato a Matteo Renzi è stato del 50 per cento superiore a quello riservato a Berlusconi ai tempi del suo ultimo governo.

Da giugno 2008 a gennaio 2009, l'ex premier aveva goduto di un tempo di parola dell'11,8 per cento. La media di Renzi, da marzo a ottobre 2014, è stata invece del 18 per cento. Insomma le "invasioni renziane" ai dem vanno bene. Le voci critiche no...

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