Le Pen e il voto di guerra: "Kiev non potrà usare le nostre armi in Russia". L'ultimo scoglio delle città

La leader Rn: "Stop ai sistemi a lungo raggio, no ai soldati". Il nodo del consenso nelle metropoli

Le Pen e il voto di guerra: "Kiev non potrà usare le nostre armi in Russia". L'ultimo scoglio delle città
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Per Marine Le Pen il gran giorno infine è arrivato. Molta, moltissima acqua è passata sotto i ponti della Senna da quel 16 gennaio 2011 quando a Tours, cuore della Francia profonda, l'acciaccato Jean Marie Le Pen consegnò in un congresso la sua creatura politica, il Front Nationale, ad un'altra sua creatura, biologica e al tempo stesso politica: la figlia Marine, appunto. Pochi osservatori diedero importanza a quel passaggio di consegne e i più liquidarono la faccenda come un mero fatto dinastico all'interno di un partito familista e politicamente marginale. Un errore di prospettiva. A Tours la bionda signora liquidò con sbrigativa grazia le antiche frequentazioni paterne circoli pètainisti, ultra cattolici, reduci delle guerre coloniali, attivisti dell'ultra destra transalpina e presentò una nuova équipe («les gars de Marine») e nuove parole d'ordine. Dal palco del congresso Marine citò Jaurès e Péguy, esaltò i valori laici della Rèpubblique, denunciò gli eccessi della globalizzazione, l'invasività della UE ma soprattutto rivendicò un «nuovo patriottismo economico» a tutela dei ceti più deboli, più dimenticati. Non più destra contro sinistra, due categorie che Marine ritiene obsolete, ma popolo contro élite, il «basso» contro «l'alto».

Una trasformazione semantica ed antropologica indubbiamente pagante. Consultazione dopo consultazione il partito ha continuato ad irrobustirsi e a crescere nonostante le penalizzanti regole elettorali, qualche incidente di percorso e strappi dolorosi come l'espulsione di Jean Marie nel 2015; dopo una sua catastrofica intervista sulle camere a gas e Vichy Marine mise ruvidamente alla porta il babbo-fondatore. Adieu.

Nel 2018, dopo l'ennesima campagna presidenziale (sconfitta al ballottaggio da Emmanuel Macron nonostante un ottimo 33,94), Madame decise che era tempo di cambiare ragione sociale e s'inventò il Rassemblement National. L'ennesimo strappo con il passato. Ad aprile 2022 perse un'altra volta contro Macron ma conquistò al ballottaggio ben il 41,46% delle preferenze e nelle legislative di giugno portò in Parlamento 89 deputati, un risultato che permise a Marine di consegnare il partito a Jordan Bardella, il suo giovanissimo delfino. Un'altra scelta azzeccata. Come dimostrano i risultati delle Europee e del primo turno, il «volto nuovo» ha attratto ulteriori segmenti elettorali che si sono sommati ai tradizionali blocchi sociali dando forma e sostanza ad uno scenario che ha sbigottito gli avversari. Il duo Bardella-Le Pen (con l'aggiunta ora di Ciotti) è riuscito ad intercettare, oltre al radicato malessere verso l'immigrazione, altre inquietudini raccogliendo consensi tra i cittadini preoccupati dall'evaporare drammatico dei servizi pubblici (sanità, sicurezza e scuola), ultima eredità dello stato sociale degli anni Sessanta. Un problema trasversale. Oltre ai molti elettori provenienti dalla sinistra per lo più precari, disoccupati, pensionati: i vinti della globalizzazione per la prima volta, il partito ha convinto anche parte dei ceti medio borghesi urbani, un segmento relativamente benestante ma sempre più preoccupato dalle politiche economiche macroniane e dalla conseguente erosione del potere d'acquisto e in più spaventato dal profilo ultra bellicista e guerrafondaio del presidente. Un argomento delicato a cui Marine ha risposto annunciando «una linea rossa per impedire che la Francia diventi co-belligerante nel conflitto in Ucraina». Nulla di più, nulla di meno. «Impediremo a Kiev di utilizzare le armi a lungo raggio fornite dalla Francia per colpire i territori all'interno della Russia. Se Emmanuel Macron vuole inviare truppe in Ucraina e il primo ministro è contrario, allora non verranno inviate truppe in Ucraina, l'ultima parola spetta al primo ministro», ha aggiunto.

Il verdetto definitivo è ora nelle mani degli elettori.

Assieme ai candidati di Ciotti, il RN è in lizza in 443 circoscrizioni e 180 di loro hanno già superato il 40% al primo turno. La Francia, con la significativa eccezione di Parigi e Lione, sembra quasi tutta «Blu Marine». La lunga marcia iniziata a Tours si concluderà a palazzo Matignon? Questa sera lo sapremo.

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