Pensioni, criticate le tesi dell'Inps: meglio più occupazione che aprire agli immigrati

La ricerca del Centro Studi e ricerche di Itinerari previdenziali sui calcoli dell'Inps e le pensioni degli immigrati: "Verità scientifiche o teoremi?"

Pensioni, criticate le tesi dell'Inps: meglio più occupazione che aprire agli immigrati

La tesi di Tito Boeri è chiara e ormai la ripete da tempo: per reggere l'Inps ha bisogno dei contributi degli immigrati. Dunque, ne deducono i buonisti, occorre aprire le frontiere e non chiuderle. Chiaro, ma sbagliato.

"Affinché si paghino le pensioni abbiamo bisogno che si versino i contributi - spiegava il titolare dell'Inps ospite a Che tempo che fa - Oggi abbiamo due pensionati ogni tre lavoratori, se non vogliamo che questo rapporto peggiori nel tempo avremo bisogno di dieci milioni di lavoratori in più e date le tendenze demografiche in atto l'unico modo è avere più persone straniere che vengono a lavorare da noi".

Il fatto è che ieri, come riporta La Verità, sono stati pubblicati i dati del Centro Studi e ricerche di Itinerari previdenziali, firmato da Alberto Brambilla e Natale Forlani. I due esperti di pensioni hanno provato a capire se i dati sull'immigrazione siano "verità scientifica" o semplici "teoremi". E la risposta che i numeri sembrano far emergere è che in Italia si stia narrando una situazione più vicina al teorema che alla verità.

I due studiosi hanno messo sotto esame le simulazioni del rapporto annuale dell'Insps del 2017, in particolare quando l'Ente afferma che se non entrassero più immigrati fino al 2040 si avrebbe un "saldo negativo cumulato per le casse dell' istituto di 37 miliardi" e quella che analizza il "divario che si è storicamente prodotto tra i contributi previdenziali versati dagli immigrati e il potenziale di prestazioni pensionistiche maturate dagli stessi contribuenti, con un ulteriore vantaggio di 36,5 miliardi per i conti dell'Inps".

Verità o teorema? Sul primo punto Brambilla e Forlani sono convinti che se l'Italia pensasse a aumentare i posti di lavoro per gli italiani (dunque aumentando la competitività e la produttività), non ci sarebbe alcun bisogno di importare stranieri. Anzi. I vantaggi sarebbero maggiori: "Se si realizzasse nello stesso periodo l'obiettivo di portare gradualmente il tasso di occupazione dei lavoratori italiani verso la media Ue, circa 2 milioni di occupati in più, l'Istituto potrebbe introitare una cifra intorno ai 200 miliardi". Molti di più dei 37 miliardi che perderemmo col blocco degli ingressi di stranieri.

Sul fronte del secondo assunto dell'Inps (ovvero i 36,5 miliardi di contributi che gli immigrati verserebbero al netto delle prestazioni erogate nei loro confronti), secondo il Centro Studi di Itinerari previdenziali i conti non sono completi. L'Inps calcola che "l' importo dei contributi versati, rivalutato per l' inflazione, ammonterebbe a 181,1 miliardi, a cui viene sottratto un valore di 144,6 miliardi corrispondente alle future prestazioni dei lavoratori che hanno già consolidato il minimo contributivo per accedere alle stesse". Da qui emergono i "36,5 miliardi" che "secondo i ricercatori Inps andrebbe considerata come una sorta di contributo netto a favore delle casse Inps devoluto dagli immigrati". Il problema è che "sul versante delle entrate contributive, il rapporto non illustra in modo adeguato e disaggregato la dinamica della crescita annuale dei contribuenti e i valori dei contributi versati". In più, "la dinamica della crescita del numero dei contribuenti attivi per anno (500.000 nel 1995, 1 milione nel 2000, 2 milioni nel 2007, circa 3 milioni negli anni successivi al 2010) è certamente intensa ma non giustifica nemmeno lontanamente la cifra dei 181 miliardi utilizzati per la simulazione".

Insomma, i dubbi sui calcoli dell'Inps ci sono eccome. Non solo. Perché se per l'Inps il blocco di ingressi produrrebbe un minore incasso di 10 miliardi l'anno, secondo il Centro Studi Itinerari pensionistici questa crifra andrebbe ridotta a 8 miliardi. Tanti? Pochi? Difficile dirlo. Certo un gruzzoletto non indifferente, ma non sufficiente per coprire le spese pubbliche che finiscono nelle tasche degli extracomunitari.

Sempre secondo quanto riporta La Verità, infatti, la spesa sanitaria per i 6 milioni di stranieri ammonta a 11 miliardi di euro circa all'anno.

Cui vanno andrabbero aggiunti circa 8 miliardi per il milione di stundenti nelle nostre scuole, i 4,5 miliardi l'anno per l'accoglienza dei richiedenti asilo e tanti altri servizi. Solo con quelli citati, si arriva già a 23 miliardi. Ben più degli 10 miliardi sognati dall'Inps.

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