Per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, l'accordo sul nuovo Patto di Stabilità «ha alcune cose positive e altre meno», ma è «sostenibile per il nostro Paese». Del resto non c'erano più margini per un rinvio, di fronte all'intesa blindata franco tedesca. Il nuovo Patto, che disciplina le politiche di bilancio degli Stati membri dell'Ue tornerà in vigore dal 2024 dopo lo stop della pandemia. Restano i parametri di Maastricht: il rapporto deficit Pil non deve superare il 3% e il rapporto debito Pil deve stare sotto il 60%. Non è un ritorno all'austerità, dicono più o meno tutti i Paesi, perché si potranno scorporare gli interessi sul debito ed estendere da 4 a 7 anni i piani di aggiustamento. Si tiene poi conto di investimenti e riforme in un periodo transitorio triennale, dal 2025 al 2027.
DEFICIT
È rimasta la regola per i Paesi come l'Italia che sforano il 3% di deficit, di una riduzione annua dello 0,5%. La Germania ha ottenuto però il cosiddetto cuscinetto di salvaguardia che obbliga i Paesi che sono già sotto la soglia del 3% di arrivare all'1,5%. Ma il deficit sarà valutato in modo strutturale, tenendo conto cioè di un ciclo economico che oggi è debole, e che dunque si traduce in percentuali meno rigide. I governi possono concordare con la Commissione una traiettoria tecnica che non blocchi gli investimenti e che calcoli l'aumento degli interessi. Una voce che potrebbe consentire all'Italia un ritmo di correzione quasi dimezzato, e la possibile apertura di nuovi spazi di bilancio. Secondo stime che circolano a Bruxelles, fino al 2027, considerando lo scorporo degli interessi, il peso delle nuove regole sarebbe di circa 5 miliardi l'anno (tra lo 0,2 e 0,3%).
CORREZIONI ANNUALI
La novità sta nella velocità della correzione dei conti, che può cambiare. I piani di rientro sono estensibili da 4 a 7 anni. I Paesi con debito superiore al 90% del Pil possono ridurre il deficit dello 0,25% annuo su un totale di 7 anni invece che dello 0,4% su un totale di 4 anni.
DEBITO
Il debito va ridotto al ritmo del 1% ogni anno. I Paesi con un rapporto debito Pil superiore al 90% come l'Italia, dovranno ridurlo dell'1% all'anno, i Paesi sotto quella soglia dello 0,5% all'anno.
L'ITALIA
Nella Nadef il rapporto deficit Pil è fissato al 5,3 per cento nel 2023, al 4,4 nel 2024 e al 4,3 nel 2025. Una parabola che potrebbe far scattare già dal prossimo anno una procedura d'infrazione per disavanzo eccessivo. Siccome non sarà possibile finanziare la manovra in extradeficit, serviranno 15 miliardi per confermare misure come il taglio del cuneo fiscale e l'accorpamento delle aliquote Irpef. La Nadef prevede che il debito passi dal 140,2% di quest'anno al 139,6% del 2026, con una riduzione di pochi decimali, ma la correzione richiesta sarà dal 2025 di almeno un punto.
INCOGNITE
Manca ancora un tratto di strada per chiudere la partita sul patto di Stabilità. A gennaio il Parlamento europeo approverà la sua posizione negoziale, poi cominceranno i triloghi tra Consiglio, Commissione e Eurocamera per chiudere prima di aprile, con l'obiettivo di applicare il Patto dal 2025. Non è ancora chiaro se inciderà già sulle leggi di bilancio nazionali. Nel periodo di transizione, resterà in vigore comunque il vecchio accordo. Fonti di Bruxelles spiegano che i Paesi che finiranno in procedura per deficit eccessivo temporaneamente avranno come unico vincolo quello di ridurre dello 0,5% quello strutturale ma tenendo conto del peso degli interessi sul debito.
La data da cerchiare è comunque metà giugno 2024, dopo le europee. La Commissione presenterà le sue raccomandazioni sullo stato di salute dei conti pubblici nazionali e i Paesi destinati alle procedure per deficit eccessivo.
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