Perchè il Sud fa autogol con la "manna" dei sussidi

A sostenere la tesi che il Mezzogiorno sarebbe continuamente penalizzato dalle scelte politiche nazionali ormai non sono più solo quei politici di maggioranza in cerca di facili applausi, come il ministro Giuseppe Provenzano.

Perchè il Sud fa autogol con la "manna" dei sussidi

A sostenere la tesi che il Mezzogiorno sarebbe continuamente penalizzato dalle scelte politiche nazionali ormai non sono più solo quei politici di maggioranza in cerca di facili applausi, come il ministro Giuseppe Provenzano. Su larga parte della stampa italiana ormai si moltiplicano gli interventi per denunciare una situazione che vedrebbe il Sud sfavorito da strategie volte a far crescere soltanto le regioni settentrionali. Contro ogni evidenza e soprattutto contro ogni analisi dei conti pubblici e dei trasferimenti territoriali, in larga parte del Paese va quindi diffondendosi la tesi che da decenni il Mezzogiorno subirebbe ingiustizie, che ora dovrebbero essere compensate da massicci piani di intervento e dalla garanzia di speciali privilegi.

Quali che siano i dati, è bene chiarire che simili diatribe non portano da nessuna parte, perché nessuna società è mai cresciuta grazie a spesa pubblica e aiuti. Un Sud che si sentisse vittima del Nord e sulla base di questo volesse ancora più sussidi di Stato sarebbe destinato a sprofondare ulteriormente. Lo stesso vale per le regioni settentrionali, che sarebbero del tutto fuori strada se ora si mettessero a seguire il Sud sull'assistenzialismo. Se si vuole davvero porre fine a queste reciproche accuse il modo esiste: basta che ognuno e a ogni latitudine viva del proprio. Se si introducesse un vero federalismo fiscale, tale da obbligare ogni realtà a gestirsi da sé grazie a un proprio bilancio e a proprie tasse, i risentimenti verrebbero subito meno. Tutto questo sarebbe fondamentale per il Mezzogiorno, che con un basso costo del lavoro e una tassazione contenuta potrebbe attrarre investimenti, mobilitare le sue migliori energie imprenditoriali e attrarre tanti pensionati del Nord e del resto d'Europa. Quanti vivono nelle regioni meridionali hanno certo da lamentarsi per la modestia dei servizi pubblici e delle infrastrutture, ma questo si deve soprattutto alla bassa qualità della spesa; è quindi cruciale operare una crescente responsabilizzazione delle classi politiche locali, che non devono più ragionare seguendo il modello della «manna dal cielo» ma ottenere dai loro elettori le risorse che utilizzano. A quel punto spenderanno meglio anche spendendo meno.

Le politiche meridionaliste di questi decenni hanno impoverito il Mezzogiorno da ogni punto di vista e soprattutto sul piano del capitale umano, spingendo

molti dei giovani migliori ad andarsene. L'alternativa allo status quo esiste e consiste nella valorizzazione delle tantissime risorse esistenti, oggi impossibilitate ad agire da regole inadeguate e imposte spropositate.

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