No a un salario minimo che «si tradurrebbe in un aumento delle tasse». Sì «alla partecipazione agli utili aziendali per i lavoratori». Ecco le alternative di Italia Viva sul salario minimo, spiegate al Giornale da Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Iv.
Siete l'unico partito d'opposizione che ieri non ha partecipato all'incontro con la premier Meloni sul salario minimo, ha ragione Carlo Calenda a dire che guardate a destra?
«Noi pensiamo che le leggi si facciano in Parlamento, non con le passerelle mediatiche. Noi siamo disposti a tornare a Palazzo Madama da subito e discutere: chi ci sta? Quanto a Calenda, fino a pochi mesi fa condivideva il nostro modello di salario minimo, tanto che lo inserì nel programma elettorale. Ora ha preferito sostenere quello di Conte e della Cgil. Noi siamo al centro, è lui che si è spostato nel campo extralarge».
Cosa c'è che non va nella proposta delle altre forze dell'opposizione?
«Abbiamo massima attenzione per il lavoro povero. Ma non possiamo immaginare la creazione di un salario minimo con un fondo pubblico che, di fatto, si tradurrebbe in un aumento delle tasse per il ceto medio. Riteniamo inoltre pericoloso fissare una soglia per legge. D'altronde, a condividere le nostre perplessità è anche un sindacato come la Cisl».
Qual è allora la ricetta efficace per affrontare il problema del lavoro povero?
«Non esiste la bacchetta magica. Discutiamo su un modello di salario minimo che non pesi sulle tasche dei cittadini, certamente. E lavoriamo sulla proposta Cisl, a prima firma Renzi, di partecipazione agli utili aziendali per i lavoratori. E poi serve abbattere davvero il cuneo fiscale: non è accettabile che il lavoro sia tassato a questi livelli. Bisogna puntare sulla crescita, che si crea anche con la capacità di spendere le risorse del Pnrr. Ma questo governo non è capace di farlo. Stanno tagliando risorse all'alta velocità, non sono in grado di potenziare il 5G, hanno lasciato chiuso un Aeroporto per un mese in Sicilia a causa di un incendio».
Matteo Renzi continua a dire di voler occupare il centro dello spazio politico. Esiste davvero un futuro per chi non si riconosce nel centrodestra e nel centrosinistra?
«Lo spazio c'è eccome. E noi di Italia Viva lo interpretiamo: sento crescere ogni giorno più forte il desiderio di una offerta politica capace di liberare il nostro sistema dai populismi di destra e sinistra».
Calenda giovedì ha annunciato che i gruppi parlamentari comuni del Terzo Polo si scioglieranno. È vero?
«Siamo ad agosto non so dirle cosa ha in mente Calenda, cambia sempre idea, è esperto in auto-litigi. Come già era accaduto lo scorso anno con il Pd, Carlo passa le estati a sfasciare ciò che aveva costruito poco prima. Incredibile come non porti mai a fondo quel che inizia: l'Europarlamento, il Consiglio Comunale di Roma, la Federazione di cui lo avevamo nominato presidente. Ora vuole dividere anche i gruppi».
Quali
possibili alleanze immaginate in vista delle elezioni europee del prossimo anno?«Noi apparteniamo alla famiglia politica di Renew Europe. Siamo aperti a tutte le forze che credono in un progetto riformista per l'Europa».
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