Il Movimento 5 Stelle torna a ingarbugliarsi per questioni interne, continuando a fornire l'immagine di un partito ormai allo sbando e senza una vera leadership solida. L'ultimo fronte interno che si è aperto riguarda l'espulsione di Vito Petrocelli, messo fuori dal gruppo grillino per aver augurato una buona festa della LiberaZione utilizzando la "Z" che è stata interpretata come simbolo dell'invasione russa ai danni dell'Ucraina. Un'ennesima provocazione che è stata ritenuta inaccettabile, tanto da spingere Giuseppe Conte ad adottare la linea dura: "Vito Petrocelli è fuori. Stiamo completando la procedura di espulsione. Certe provocazioni sono inqualificabili".
Un'altra grana per Conte
Ma l'ex presidente del Consiglio trova davanti a sé l'ennesimo ostacolo, una nuova grana che rischia di farlo inciampare dopo aver mostrato i muscoli. Il rischio infatti è che l'espulsione possa essere annullata e che dunque Petrocelli possa essere regolarmente considerato ancora un esponente del Movimento 5 Stelle. Si tratterebbe di un passo falso clamoroso, non il primo, che confermerebbe una guida debole del M5S.
A paventare uno scenario del genere è Daniele Granara, l'avvocato dei sei senatori espulsi dal Movimento per non aver votato la fiducia al governo Draghi: il legale è pronto a difendere Petrocelli che, a suo giudizio, "ha espresso una sua opinione, nell'esercizio del suo mandato parlamentare". In tal senso ha sottolineato che ogni parlamentare rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato: "Credo sia incostituzionale questo modo di ragionare e di agire del Movimento".
L'avvocato Granara, intervistato dall'Adnkronos, teme che si stia creando un "sistema pericoloso" che finisca per svalutare la funzione parlamentare. La minaccia politica è che il parlamentare si riduca a un mero esecutore degli ordini calati dai vertici del proprio partito. Alla luce di ciò il legale non esclude che si possa sollevare il conflitto di attribuzione: "In quanto senatore risponde alla Nazione, non al suo partito né al suo gruppo parlamentare. La sua espulsione è incostituzionale".
L'ira di Petrocelli
La reazione di Petrocelli è stata chiara da sempre: non ha mai avuto alcuna intenzione di fare un passo indietro, determinato nel mantenere il ruolo di presidente della commissione Esteri del Senato nonostante la accuse di putinismo. Il senatore sul proprio profilo Twitter non ha nacosto l'amarezza per la mancata presa di posizione di Beppe Grillo: "Vergognoso... Ho la stessa posizione in politica estera del governo Conte I e del programma con cui sono stato eletto nel 2018, prima che arrivassero il PD e Draghi. Mi fa soltanto un po' male il silenzio assordante di Beppe. Vergognoso...".
Vergognoso... Ho la stessa posizione in politica estera del governo Conte I e del programma con cui sono stato eletto nel 2018, prima che arrivassero il PD e Draghi. Mi fa soltanto un po' male il silenzio assordante di Beppe. Vergognoso... https://t.co/ooDJ1CxEgR
— Vito Petrocelli (@vitopetrocelli) April 27, 2022
Oggi la Giunta per il regolamento del Senato dovrebbe occuparsi del caso Petrocelli, nella speranza che una volta per tutte si sblocchi l'impasse in commissione Esteri al Senato.
Tra le ipotesi c'è anche quella di dimissioni in blocco per far sì che Vito Petrocelli lasci la presidenza. "Se non troveremo altra strada, arriveremo a quello. Questa è una decisione che va presa con gli altri gruppi politici perché deve essere una decisione collettiva", ha detto Conte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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