Piano Gaza, Donald insiste. "Sarà nostra senza soldati"

Il tycoon rilancia l'idea, che ha scioccato pure i dirigenti della Casa Bianca: "Ignari". Netanyahu "entusiasta"

Piano Gaza, Donald insiste. "Sarà nostra senza soldati"
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Donald Trump insiste sul suo piano per Gaza, e articola la proposta in un dettagliato post mattutino. «Gaza verrebbe consegnata agli Stati Uniti da Israele al termine dei combattimenti. I palestinesi, persone come Chuck Schumer, sarebbero reinsediati in comunità molto più sicure e belle, con case nuove e moderne, nella regione. Avrebbero davvero la possibilità di essere felici, sicuri e liberi», afferma il presidente sul suo social Truth, tirando in ballo anche il senatore democratico di New York. «Gli Usa, lavorando con grandi team provenienti da tutto il mondo, inizierebbero la costruzione di quello che diventerebbe uno dei più grandi e spettacolari sviluppi del genere sulla Terra. Non saranno necessari soldati americani, e la stabilità regnerà nella regione», prosegue elaborando l'idea lanciata martedì che Washington «prenda il controllo a lungo termine» della Striscia.

A rivelare il retroscena dell'annuncio che ha colto tutti di sorpresa incluso il premier Benjamin Netanyahu, informato solo poco prima, è il New York Times. Il quotidiano, citando diverse fonti informate, spiega che il tycoon ha scioccato persino i dirigenti più alti della Casa Bianca e del suo governo, poiché non aveva fatto nemmeno la pianificazione più elementare per esaminare la fattibilità del progetto, che «insomma era poco più di un'idea nella testa del presidente». Netanyahu, intanto, continua a ribadire che si tratta di «una proposta straordinaria che dovrebbe essere davvero perseguita, esaminata e realizzata». «Il fatto stesso di consentire ai cittadini di Gaza che vogliono andarsene di andarsene... cosa c'è di sbagliato in questo? Possono trasferirsi e tornare. Bisogna ricostruire la Striscia, e se si vuole ricostruire non si può... questa è la prima buona idea che ho sentito», spiega in un'intervista a Fox News. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar, intanto, parlando ai giornalisti dopo l'incontro con il collega Antonio Tajani si dice convinto «che gli Usa siano un ottimo candidato per ripristinare Gaza dopo la guerra, e penso che ciò dimostri solo l'impegno per un futuro migliore in questa regione». Mentre il ministro della Difesa Israel Katz ordina all'Idf di preparare un piano per consentire la «partenza volontaria della popolazione di Gaza».

I Paesi della regione, invece, rimangono fermamente contrari. Per l'Egitto l'appoggio israeliano al piano di Trump per lo sfollamento dei palestinesi minaccia i negoziati sulla seconda fase del cessate il fuoco e per la restituzione degli ostaggi, e l'Arabia Saudita ribadisce che non ci sarà alcun accordo di normalizzazione con Israele finché i palestinesi non vedranno la creazione di un loro stato indipendente. Hamas, invece, invita tutte le fazioni palestinesi a unirsi contro l'idea del presidente Usa, e chiede una riunione urgente dei Paesi arabi.

Il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul-Gheit, secondo l'agenzia egiziana Mena, sottolinea «la necessità di lavorare per mantenere il cessate il fuoco nella Striscia, fornire aiuti urgenti e aiutare la popolazione a ritrovare gradualmente una vita normale, al fine di sventare il piano israeliano volto a rendere invivibile l'enclave». E riafferma il rifiuto di qualsiasi violazione dei principi fondamentali della causa palestinese, il più importante dei quali è che il popolo rimanga sulla propria terra senza essere privato del diritto all'autodeterminazione.

Da Bruxelles, il portavoce della Commissione europea Anouar El Anouni fa sapere che l'Ue «rimane pienamente impegnata nella soluzione dei due stati, unica via per una pace a lungo termine sia per gli israeliani che per i palestinesi». «Gaza è parte integrante di un futuro stato palestinese - precisa - e non ci dovrebbero essere ulteriori spostamenti forzati».

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