Non c'era momento peggiore di questo per interrogare il ministro della Salute Roberto Speranza e i vertici della sanità italiana. I pm di Bergamo che indagano per epidemia colposa e falso legata alla mancata zona rossa di Alzano e Nembro e alla mancata applicazione del piano pandemico (inchiesta che finora non vede indagati) non immaginavano che l'interrogatorio sarebbe scattato nel mezzo della crisi politica e dello scontro tra magistratura e Palazzo innescato dalle rivelazioni dell'ex pm Luca Palamara nel libro Il Sistema scritto dal direttore del Giornale Alessandro Sallusti, ma tant'è.
Non è la prima volta che Speranza parla con la Procura di Bergamo. Nel giugno scorso era già stato ascoltato assieme al premier Giuseppe Conte e al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese sulla mancata istituzione di una zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo, quando la politica decise di non chiudere la Bergamasca, forse per le pressioni di Confindustria. «Pressioni legittime, è la politica che deve decidere», disse al Giornale il presidente del Comitato Noi Denunceremo Luca Fusco, puntando il dito contro governo, Lombardia e sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Stavolta al centro dei colloqui c'è il piano pandemico, che per i pm era fermo al 2006 e non era stato aggiornato nonostante le linee guida dell'Organizzazione mondiale della Sanità e l'alert Oms del 5 gennaio 2020, quando arrivò l'annuncio della pandemia. A questo convincimento i pm sono giunti dopo una serie di interrogatori e di riscontri.
Alla sbarra, oltre al ministro in quota Leu, ci sarà anche il presidente dell'Istituto Superiore della Sanità, Silvio Brusaferro (l'audizione è prevista per domani all'Iss) e, con molta probabilità il consulente del ministero Giovanni Rezza, chiamato a maggio a sostituire Claudio D'Amario come Direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute e Agostino Miozzo, capo del Comitato tecnico scientifico.
Nella Capitale sono già arrivati ieri sera gli inquirenti, coordinati dal procuratore Antonio Chiappani e dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, che solo qualche giorno fa avevano sentito altri dirigenti del ministero della Salute, tra cui il segretario generale Giuseppe Ruocco, lo stesso D'Amario e l'ex generale Pier Paolo Lunelli, autore insieme a Robert Lingard di un report che attribuisce due terzi dei morti di Covid all'assenza di un piano aggiornato e che costituisce la testata d'angolo su cui si basa la ricostruzione della procura.
In particolare, c'è un passaggio che rischia di inchiodare l'esecutivo: «La mancanza di trasparenza
nelle comunicazioni non è stata figlia di ignoranza. Si voleva omettere che il piano pandemico del 2006 e riconfermato nel 2017 non fosse più attuabile?». Domande a cui dovranno rispondere il ministro Speranza e il suo staff.
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