Piantedosi, pugno duro sui saluti romani

Il ministro alla Camera: "Cinque casi di apologia di fascismo, 100 identificati". E punge il Pd

Piantedosi, pugno duro sui saluti romani
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È il giorno del question time di Matteo Piantedosi alla Camera, un'occasione per ascoltare una posizione ufficiale del governo sulla commemorazione della strage di Acca Larentia e sul caso del saluto romano da parte di un gruppo di ragazzi di destra. L'interrogazione ha un chiaro sapore politico essendo stata presentata da Elly Schlein che cavalca come da canovaccio consolidato il fantasma dello spettro fascista. «A preoccuparci sono le ambiguità di questa destra che torna indietro rispetto a quando riconosceva il fascismo come male assoluto. Avere un presidente del Senato che prova a legittimare il saluto romano è un insulto a chi ha dato la vita per la democrazia e alla resistenza», dice Schlein. «Non crediamo all'onorevole Rampelli, non sono cani sciolti ma un branco organizzato con cui siete andati a spasso per anni».

Piantedosi replica innanzitutto sulle richieste di scioglimento delle associazioni eversive, sottolineando che anche durante i governi di centrosinistra non si è mai proceduto in tal senso. «Ricordo che la particolare complessità dei presupposti previsti dalla normativa vigente è confermata dalla circostanza che governi, anche sostenuti dalla parte politica degli interroganti, non hanno mai adottato iniziative in tal senso». Il ministro dell'Interno condanna in maniera netta il gesto. «Lo spirito della commemorazione di tragedie così gravi come quella di Acca Larenzia, che ha causato il vile assassinio di giovani vite e che rimane tuttora senza giustizia, è tradito dalla riproposizione di gesti e simboli che rappresentano un'epoca condannata dalla storia».

Infine sul mancato intervento delle forze dell'ordine Piantedosi spiega con chiarezza che «le forze di polizia hanno adottato lo stesso modulo operativo seguito nelle analoghe manifestazioni effettuate negli anni scorsi, che non mutano di fronte a qualsivoglia manifestazione, pur di diverso estremismo ideologico». Una posizione che l'ex ministro Marco Minniti, intervenendo a Tagadà, condivide in pieno: «Bisognava sciogliere la manifestazione mentre era in corso? Le manifestazioni vanno impedite se si manifesta un atto di violenza. Se invece ci sono atti condannabili solo eticamente ci sono le denunce». In mattinata sulle polemiche su Acca Larentia era intervenuto il ministro della Difesa Guido Crosetto ribadendo di aver «sempre preso le distanze da ogni manifestazione che ricordi i regimi passati».

Nel clima di polemica generale c'è anche un attacco che arriva da destra ai danni del vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, «colpevole» di aver preso le distanze dagli autori del saluto romano: «Sono persone di varia

provenienza, cani sciolti, organizzazioni extraparlamentari. Non hanno niente a che vedere con FdI». Una posizione che non piace al Blocco studentesco, che sui propri canali Telegram scrive: «Dopo l'infamia, l'ipocrisia».

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