Il pianto di Angela dopo soli 46 secondi è l'immagine pura dei Giochi sporchi

La resa dell'azzurra dopo un gancio dell'algerina: "Mi ha fatto malissimo"

Il pianto di Angela dopo soli 46 secondi è l'immagine pura dei Giochi sporchi
00:00 00:00

Il pianto di Angela Carini, un pianto lungo, accorato, senza veli davanti ai giornalisti resterà l'immagine più pura ed onesta di questa strana, e poco chiara, storia di boxe. Angela in 46 secondi ha stracciato il sogno che insegue da anni, undici anni di pugni, 108 match, una ventina perduti, dunque pugile con esperienza. Eppure è rimasta incenerita davanti a Imane Khelif, algerina ben piazzata ed eroina in patria, a leggere i comunicati del comitato olimpico del Paese. Contro chi sto combattendo? Si è chiesta in quel momento, Angela. «Si dice ragazza, si pensa: di che sesso sei?», poteva essere la risposta. Le è bastato sentire svolazzare un pugno, uno solo, sul naso per dire al suo ct: «Maestro, mi ha fatto malissimo. Mi fermo». E lui: «Dai provaci ancora, non è così». Dieci secondi ancora appunto, poi la resa. Pare sia sceso anche un filo di sangue. Ma c'era qualcosa di più forte di un pugno che le ballava nella testa. E ne aveva già fatto una vittima, una sconfitta, una ragazza intimidita.

Le voci sulla autentica sessualità dell'algerina, i dubbi sull'essere donna, chi dice sia trans e chi garantisce non lo sia, sono rimbalzati in questa Olimpiade con la forza di un uragano. Il caso era stato sollevato ai mondiali passati per tasso troppo elevato di testosterone, ma Imane ha combattuto anche a Tokyo 2021, sconfitta da Kellie Harrington avversaria irlandese, ha perso la finale dei mondiali 2022 contro un'altra irlandese. Contro chi sto combattendo? La domanda ronzava in testa. «Sono nessuno per giudicare Imane. Chi sono io per dire chi sia? Sono un pugile. Obbedisco, vado sul ring, combatto. Sono altri che devono valutare le situazioni», così Angela ha risposto a tutti, come un automa. Non è stata paura, ha garantito. «Dopo la morte del mio papà non c'è cosa che possa fermarmi. Volevo combattere. Se è andata così, vuol dire che mio papà lassù e anche Dio hanno deciso così». A prescindere dalle polemiche, soggiunge. «Ha ricevuto centinaia di messaggi dal mondo della boxe che le dicevano: non batterti», racconta Emanuele Renzini il ct. Rimasto stupito dalla scelta dell'allieva. «Allora meglio non combattere: ritirarsi prima». E quel «Non è giusto!», ripetuto a se stessa, ma che tutti hanno compreso? Lei non ha dubbi: «Non è giusto sia finita così. Era la mia Olimpiade. Esco a testa alta, e con cuore spezzato. Sono istintiva, però capisco quando bisogna fermarsi. Come gli antichi guerrieri che infilavano la spada nella sabbia per dire: finisce qui». Non finirà qui. Angela non lascerà la boxe. «Smetterò quando avrò una certa età. Non è una vergogna. Sono abituata a combattere fino all'ultimo, come mi ha insegnato mio padre». Ieri, davanti a un pubblico attonito, davanti a politici nostri che si erano presentati per tifare («Non abbiamo avuto alcuna pressione politica», segnala il ct), ha scoperto che basta un pugno, il pugno di una avversaria avvolta nei misteri per mandarti ko nella psiche, più che nel corpo. Aveva maledetto il sorteggio, perché Khelif è conosciuta per i suoi colpi. E nei pesi welter lasciano il segno. «C'è stata una piccola crisi: poi rientrata», ricorda il maestro. Nei dilettanti il casco protettivo attenua, il tipo di guanti anche. Contro la psiche non bastano. E qualcosa è scattato quando Angela, napoletana fatalista, realista, sportiva, a fine match non ha salutato Imane. Se n'è scusata («Avevo solo rabbia dentro»), ma chissà che l'inconscio

Intanto in Algeria festeggiano al grido di: «Sconfitte le polemiche!».

«Hanno dato forza ad Imane», recita l'allenatore. E Khelif saluta così gli italiani: «Punto all'oro, sono molto preparata: ci lavoro da 8 anni. Ringrazio il popolo algerino. Tornerò con la medaglia». Bastano 46 secondi per cambiare il mondo. Forse non il sesso.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica