L'acuirsi della crisi Evergrande ha indotto alcuni osservatori a sollevare lo spettro di una nuova Lehman Brothers. Probabilmente non si arriverà a tanto, ma di certo si impennano le probabilità che le Borse mondiali nelle prossime settimane siano sferzate da forti e improvvise turbolenze. E gli scarsi scambi che di norma contraddistinguono i mercati in agosto potrebbero amplificare il problema. Un motivo in più, visto anche il rally che dura da ottobre 2022, per correggere quindi la «dose» di rischio del proprio portafoglio. Ecco allora alcuni accorgimenti da valutare a seconda delle priorità e degli orizzonti temporali di ciascuno.
CHI RAGIONA A LUNGO TERMINE
Se il portafoglio è stato progettato, meglio se seguendo i consigli del proprio consulente di fiducia, occorre mantenere il sangue freddo. Questo perché gli obiettivi del portafoglio - sia finanziari sia previdenziali - sono già stati studiati a medio-lungo termine e quindi una crisi di Borsa, per quanto profonda, resta un «episodio» temporaneo. Può però comunque essere l'occasione per fare un «tagliando» per verificare se alcune parti del portafoglio che hanno guadagnato molto negli ultimi tempi (come per esempio i titoli big tech americani o quelli legati all'intelligenza artificiale) siano da alleggerire, incassando parte delle plusvalenze.
CHI HA LIQUIDITÀ
Chi si trova nella comoda situazione di disporre di liquidità da investire può aspettare. Infatti, è probabile che nelle prossime settimane possa materializzarsi una correzione delle Borse (non solo quella cinese, ma anche americana ed europee) che dovrebbe aprire nuove interessanti opportunità di investimento in settori e aziende le cui quotazioni erano giunte a livelli elevati. Una soluzione sempre valida, oltre che semplice, è quella dell'investimento frazionato in più riprese o tramite i Piani di accumulo («Pac»). Una opzione facilmente praticabile grazie agli Etf: si tratta di fondi «passivi», cioè che replicano l'indice o il comparto a cui sono «agganciati», che consentono di investire, anche con piccoli capitali (circa 100 euro), in intere regioni (Usa, Europa, Asia), settori (energia, farmaceutica, utilities, banche, tecnologia) e temi: digitalizzazione, invecchiamento della popolazione, cambiamento climatico, energie alternative o fintech.
CHI AMA LA PRUDENZA
Per chi ha già un «giardinetto» molto difensivo, la situazione non cambia di molto. I temi di fondo restano infatti gli stessi: andamento dell'inflazione, politiche monetarie restrittive delle banche centrali, pericolo di recessione. In quest'ottica, un portafoglio saldamente radicato in titoli di stato Usa e tedeschi di breve e medio termine (1-3 anni) e con una significativa esposizione nelle obbligazioni societarie di buona qualità (rating investment grade) dovrebbe accusare solo modeste oscillazioni di valore. Se poi ci fosse un forte incremento dei prezzi dei bond governativi statunitensi e tedeschi si potrebbe alleggerirne un po' il peso per incrementare quello nei corporate bond aziendali.
I RIFUGI SICURI
È che salga l'interesse degli investitori verso beni rifugio classici come oro, dollaro e franco svizzero. L'oro, in particolare, tende infatti a rivalutarsi durante le crisi finanziarie: per esempio a marzo, con lo scoppio delle insolvenze delle banche regionali Usa e della crisi del Credit Suisse gli Etf in oro hanno guadagnato in un mese il 5%.
Il dollaro e, soprattutto, il franco svizzero, sono invece le valute considerate più solide in assoluto e, proprio per questo, oggetto di massicci acquisti quando cala la fiducia degli investitori e sale la tensione in Borsa. In quest'ottica i Titoli di Stato Usa a 1-3 anni (con un rendimento annuo del 5% lordo) possono essere una buona soluzione.
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