Il futuro adesso fa un po' meno paura. Non è ancora il momento di rilassarsi, ma nel governo c'è la sensazione che la sfida si può affrontare con qualche certezza in più. Non è tutto nero. È un concetto che da qualche tempo Renato Brunetta va ripetendo ogni volta che gli chiedono di leggere la crescita economica. È quello che il ministro della pubblica amministrazione racconta collegandosi con il Forum in Masseria di Manduria, in provincia di Taranto. «Quest'anno l'Italia crescerà al 6 per cento e più. Il più è legato all'ultimo trimestre e all'ultima fase di politica economica». Il tema del «rimbalzo» è centrale per le prospettive dell'Italia. È superiore alle attese e questo rende il quadro macroeconomico più favorevole. Il 2022 partirà con uno slancio importante. «Ci sarà infatti un trascinamento positivo. Probabile che ci sia una sorpresa attorno al 5 per cento, non il 4,5 per cento stimato. Il totale fa quindi 11 per cento, 2 punti in più rispetto a quello che abbiamo perso a causa del Covid». I numeri di Brunetta sono superiori a quelli previsti dallo stesso governo nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, battezzato in sintesi come Nadef.
La svolta arriva anche grazie al vaccino. «Il green pass non è un intervento di politica sanitaria ma economica». Brunetta spiega che «venerdì prossimo sarà il D-Day del green pass per tutto il mondo del lavoro e il ritorno in presenza di tutta la pubblica amministrazione. È un ritorno alla normalità o a una nuova normalità».
È una crescita che l'Italia non conosceva da decenni. C'è voglia di parlare di miracolo economico, anche se adesso è solo una speranza o una scommessa ancora tutta da giocare. I segnali però ci sono. «Le città metropolitane stanno ricominciando a vivere in pienezza. Questo vuol dire consumi, efficienza e produttività. Consumi vuol dire reddito. Ecco perché nell'ultimo trimestre 2021 ci aspettiamo un boom oltre il 6 per cento. A spingere saranno grande distribuzione, ristoranti, terziario urbano, un boom dentro il boom».
Tutto questo avviene quando ancora non sono stati messi a terra i miliardi del Recovery, la massa di investimenti, legati alle riforme economiche e sociali, che dovrebbero risolvere i problemi strutturali del sistema Italia. È un'opportunità storica da non sprecare.
Certo, non è una strada liscia, ci sono altre grosse insidie da superare e su tutte quella dell'inflazione.È un'inflazione piuttosto anomala, perché non è da domanda, ma nemmeno propriamente da costi, energia a parte. Il problema è che mancano le materie prime. E qui il governo deve affrettarsi a trovare contromisure.
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