Lo spettro del lancio di un altro missile sperimentale Oreshnik sull'Ucraina, segnalato in queste ore dall'MI6 britannico, viene accantonato dalla nuova offensiva di Mosca, una delle più imponenti dall'inizio delle ostilità. Ieri mattina le forze del comandante Gerasimov hanno colpito le più importanti strutture energetiche del Paese con 200 droni e 93 missili, tra i quali alcuni ipersonici e persino un vettore di fabbricazione nordcoreana. In buona parte sarebbero stati intercettati e neutralizzati dall'aeronautica militare. L'attacco ha comunque colto di sorpresa sia una delegazione americana che il nuovo commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, costretti a trascorrere un paio d'ore in un rifugio a Kiev. I raid russi sono stati particolarmente significativi negli oblast di Kiev, Sumy, Poltava, Dnipropetrovsk, Ternopil, Kharkiv, Donetsk e Zaporizhzhia. I media ucraini hanno rivelato che martedì un drone russo ha attaccato un veicolo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sulla strada che porta alla centrale nucleare di Enerhodar. Per il direttore Grossi «è un gesto vigliacco, ma non ci faremo intimidire».
L'assalto di ieri mattina ha mandato in tilt buona parte della rete elettrica. Per la popolazione si preannunciano giorni difficili, contrassegnati da nuovi razionamenti di luce e riscaldamento. Zelensky, su Telegram, sembra un disco rotto quando chiede per l'ennesima volta il sostegno occidentale. «Putin parla di negoziati, ma terrorizza milioni di persone. Abbiamo bisogno di una reazione forte da parte del mondo. Ci servono sistemi Patriot per abbattere questi missili e dimostrare che la Russia non raggiungerà il suo obiettivo. È necessario anche inasprire le sanzioni, per mettere in ginocchio la loro industria di guerra». Sul supporto armato, Zelensky, che mercoledì parteciperà a un incontro con i leader di Germania, Francia, Polonia e Nato a Bruxelles, riceverà il pacchetto di aiuti degli Stati Uniti: 500 milioni di dollari in lanciarazzi, munizioni, droni, veicoli blindati e attrezzature per la protezione da attacchi chimici e nucleari. Kubilius, che a Kiev ha incontrato il ministro degli Esteri Sybiha, ha espresso la solidarietà europea all'Ucraina: «faremo ogni sforzo per fermare l'aggressione illegale russa». Armi e sanzioni sì, truppe forse. Il dibattito è in corso, ma come riferiscono fonti del governo tedesco si è ancora nella fase concettuale, senza dettagli concreti, come il numero dei soldati, la quota parte di ogni nazione e le strutture di comando e controllo. Tutto questo accade mentre il rappresentante speciale Trump per Ucraina e Russia, Keith Kellogg, è convinto che con il nuovo corso alla Casa Bianca tutto si risolverà in pochi mesi. Il tycoon aggiunge addirittura che garantirà una tregua non appena insediato.
Il portavoce del Cremlino Peskov spiega che l'attacco alle strutture energetiche è la risposta all'uso di armi americane a lungo raggio.
E sugli scenari futuri dice che Putin non vuole un cessate il fuoco, ma la pace, «ovviamente quando le nostre condizioni saranno soddisfatte e tutti gli obiettivi raggiunti». Secondo Der Spiegel, in Germania, all'inizio di dicembre, diversi droni (forse russi) sono stati avvistati strutture industriali e sulla base aerea Usa a Ramstein.
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