La pista segreta dei pm per incastrare l'assassino del bimbo

La Procura ha un'idea chiara. Ma per chiudere il cerchio segue una strategia attendista: pressing e nessun atto formale

Un bigliettino sul luogo del ritrovamento del corpo di Loris Stival
Un bigliettino sul luogo del ritrovamento del corpo di Loris Stival

Mai trascurare il linguaggio del corpo. E, in questo senso, le immagini degli inquirenti in conferenza stampa sono estremamente rivelatrici. Quando il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, parla del «caso Loris» lo fa con le braccia incrociate, ben serrate sul petto. Come a dire: «Sono qui, ma non illudetevi che dica più di tanto...».

In realtà, nelle sue rare esternazioni, il procuratore che dirige e coordina il pool di super investigatori qualcosa dice. Si tratta però sempre di un «qualcosa» che va decifrato da quel registro paratestuale che è il linguaggio giuridico. Già dalle prime ore successive al ritrovamento del cadavere del piccolo Loris si è capito che i «cacciatori di scoop» non avrebbero avuto vita facile. Il tanto auspicato «riserbo degli inquirenti», almeno finora, è stato rispettato. La Procura che dà la caccia al killer di Loris si muove con cautela, seguendo una strategia temporeggiatrice, anche se lo stesso Petralia, all'indomani di quel maledetto sabato 29 novembre, aveva detto: «Omicidi come questi o vanno risolti entro i primi 5 giorni, oppure si rischia grosso...». Ad oggi ne sono trascorsi qualcuno in più di 5, esattamente 8. E forse ne trascorreranno anche altri. ma non molti altri, ne siamo certi. La Procura sta facendo un ottimo lavoro di «assemblaggio funzionale» di indizi (che in alcuni elementi sembrano già aver assunto il «peso specifico» di prova) e per il carnefice (o «i» carnefici) di Loris davvero non dovrebbe esserci scampo. In molti si chiedono come mai - ufficialmente - l'unico ad essere stato iscritto nell registro degli indagati con l'accusa di sequestro e omicidio volontario sia il «cacciatore» Orazio Fidone. Perché - è l'interrogativo che si pone l'Italia intera - Fidone risulta indagato mentre la mamma di Loris (nonostante i fortissimi sospetti che gravano su di lei) no? Perché Veronica Stival, nonostante le tante - troppe - incongruenze del suo racconto, rimane «persona informata sui fatti» (tradotto: testimone) e, addirittura, «parte lesa»? Qui il discorso si fa tecnico, ma per semplificarlo basti dire che la Procura sta forse procrastinando l'iscrizione della mamma di Loris nel registro degli indagati allo scopo di avere, ancora per qualche giorno, «mani libere» per acquisire atti fondamentali ( in primis gli esiti dei referti medici) che individuino con certezza l'identità dell'assassino.

Al contrario, indagando «prematuramente» una persona fortemente sospettata, essa avrebbe diritto a un avvocato di fiducia cui la Procura sarebbe tenuta a «riversare» il fascicolo d'accusa, «svelando» così tutte le carte «segrete» che il pubblico ministero ha in mano: informazioni preziose che, usate in maniere «strumentale», consentirebbero a un ipotetico colpevole più di una scappatoia. Se invece il sospettato numero uno rimane nel limbo dello status di testimone, può continuare a essere «attenzionato» dagli inquirenti senza l'intervento di «disturbo» dell'avvocato difensore.

Non aver indagato finora la mamma di Loris, potrebbe quindi riflettere la volontà da parte della Procura di voler - ancora per pochissimo tempo, si spera - far quadrare in maniera inequivocabile in cerchio accusatorio che pare essere stato disegnato attorno a Veronica Stival. Per formalizzare contro di lei l'accusa di omicidio volontario serve insomma la «prova regina». Che, evidentemente, gli inquirenti ancora non hanno in mano. Ma che potrebbe essere in arrivo.

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