Per la Procura di Genova Giovanni Toti deve restare ai domiciliari, a cui è sottoposto ormai da oltre due mesi con l'accusa di corruzione. Ieri mattina nell'udienza al Tribunale del Riesame che tra oggi e domani dovrebbe esprimersi sul ricorso del governatore contro le misure cautelari, i pm hanno ribadito il loro no. Il presidente della Regione agli occhi dei magistrati potrebbe ancora reiterare il reato in vista delle regionali del 2025 e di non meglio precisate «eventuali competizioni elettorali», e inquinare le prove, condizionando le versioni di eventuali testimoni.
Una visione che manca, secondo la difesa, dei presupposti di attualità e concretezza alla base delle esigenze cautelari: «Con questo sistema l'unica strada per la libertà sarebbero le dimissioni che noi non prendiamo in considerazione», spiega il legale di Toti, Stefano Savi. Che al Riesame ha depositato un parere del costituzionalista Sabino Cassese sulle misure cautelari applicate a un titolare di cariche elettive quale è il governatore. In nove pagine spiega la necessità di «un bilanciamento tra esigenze delle indagini, gravità dei fatti contestati, e rispetto della volontà popolare» che ha investito Toti del mandato a governare. Definisce gli arresti domiciliari applicati dal gip «irragionevoli» e «non proporzionati». E chiede al Tribunale del Riesame di «provvedere alla ponderazione» tra «l'esigenza di giustizia, il buon andamento della pubblica amministrazione e il rispetto delle scelte compiute dall'elettorato». Qualora questi elementi «non vengano presi in considerazione», a Toti resta, suggerisce Cassese, la possibilità di «promuovere un giudizio di costituzionalità». Insomma, per il giurista è una questione di principi garantiti dalla Carta. «Il parere di Cassese ci conforta. È necessario riequilibrare, almeno parzialmente, le esigenze di inchiesta a quelle di agibilità politica del governatore - spiega Savi - Un equilibrio non valutato adeguatamente in questo caso».
La Procura ha detto no anche ad altre misure meno afflittive chieste in subordine dalla difesa, come l'obbligo di dimora ad Ameglia o il divieto di dimora a Genova. Con quest'ultimo «scatterebbe comunque la sospensione in base alle legge Severino. Ma alla Procura non va bene, hanno sostenuto che non cambia niente per quanto riguarda il rischio di inquinamento probatorio o della reiterazione del reato».
Insomma, nemmeno un'alternativa che tenga Toti sospeso ma libero, viene considerata valida dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde che, presenti in aula, hanno spiegato di avere ancora bisogno di tempo per individuare altri testimoni da sentire. «Il tempo per sentire i testimoni c'è stato - evidenzia Savi - e ci vuole qualcosa di concreto per mantenere la misura coercitiva. Non si può solo immaginare che in futuro ci possano essere ancora comportamenti non corretti. Anche perché il comportamento del presidente è sempre stato esemplare». Davanti ai pm Toti aveva ammesso i finanziamenti elettorali ricevuti in modo trasparente dall'imprenditore della logistica del porto di Genova Aldo Spinelli, ma aveva negato l'esistenza di un nesso con presunti interventi che ne avrebbero favorito gli interessi. Sono sopraggiunti fatti innovativi che lo rendono anche astrattamente impossibile».
Quanto alle regionali del 2025, contesto in cui secondo i pm il governatore potrebbe reiterare il reato, «non possono ritenersi rischio né attuale, vista la distanza di un anno e tre mesi dalla loro celebrazione, né concreto, visto che Toti non parteciperà», sottolinea il legale. Il presidente attende la decisione dei giudici.
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