O Suarez, o la Juve. O tutti e due. A corrompere i professori dell'Università per stranieri di Perugia, compreso il magnifico rettore Giuliana Grego Bolli, non può essere stato nessun altro. Questo è il primo punto fermo nelle indagini che la Procura di Raffaele Cantone sta conducendo sulla genesi del grottesco esame di italiano sostenuto dal centravanti uruguaiano per ottenere la certificazione B1, indispensabile per conquistare - in quanto marito di un'italiana - il passaporto tricolore. Gli unici ad avere interesse ad una rapida promozione di El Pistolero erano il giocatore stesso e i suoi procuratori. E la Juventus: almeno fino a quando, dopo avere organizzato tutto quanto, il club bianconero non si rende conto che non ci sono i tempi tecnici per trasformare l'uruguaiano in italiano in tempo utile per acquistarlo.
Lo scenario dell'inchiesta perugina cambia bruscamente la sera di martedì, quando si scopre che il comunicato diffuso da Cantone in mattinata non dice tutta la verità. Il procuratore si era limitato a rendere noti i quattro avvisi di garanzia per falso ideologico e rivelazione di segreto d'ufficio a carico del rettore, di due docenti e di un insegnante d'italiano: Lorenzo Rocca, quello che firma la promozione di Suarez. Il comunicato non diceva che si procedeva anche per un reato ben più pesante: corruzione. A essere indagati sono il rettore Grego e il direttore generale Simone Olivieri. Per la Procura sono loro ad avere percepito (o almeno averne ricevuto la promessa) «denaro o altra utilità» per addomesticare l'esame di Suarez, come documentato senza margini di dubbio dalle intercettazioni della Guardia di finanza. E se i vertici dell'ateneo hanno ricevuto promesse o vantaggi, a fornirle può essere stato solo chi aveva interesse all'esito dell'esame: il giocatore o il club. Che il 17 settembre ormai Suarez non interessasse più alla Juve è - da questo punto di vista - quasi irrilevante, perché la promessa può essere stata effettuata nei giorni precedenti, quando ai campioni d'Italia il centrattacco interessava. Eccome.
Ieri, quando la notizia dell'indagine per corruzione finisce sui giornali, Cantone la prende male, perché avrebbe preferito lavorare con calma sulla traccia della tangente approdata a Perugia. Ma ormai il danno è fatto. E a rasserenare il clima non contribuisce la decisione della Federcalcio di aprire senza indugio anche una indagine interna sul caso Suarez, con la richiesta del procuratore federale Giuseppe Chinè alla magistratura perugina di acquisire i suoi atti. L'ipotesi di illecito dovrebbe essere la violazione dell'articolo 4 comma 1 sull'«obbligo di lealtà, correttezze e probità».
Contro chi punta l'indagine federale? Suarez è escluso, non essendo tesserato italiano. Diverso il caso di Maria Turco, l'avvocato torinese intercettata mentre per conto della Juve contratta con il dg dell'ateneo le modalità dell'esame di Suarez. La Turco non è tesserata ma in base al codice sportivo può essere sanzionata se ha operato «nell'interesse» della società: e questo appare innegabile. Ma cosa ha fatto davvero la Turco, fin dove si è spinta? Ieri la professionista dirama, attraverso la Juventus, un comunicato in cui sostiene di avere interloquito con l'università «per avere e trasmettere le indicazioni burocratiche circa l'erogazione del corso on line» e l'iscrizione di Suarez all'esame. Delle mail girate tra l'entourage del calciatore e l'università, la Turco dice di avere avuto solo copia per conoscenza.
E delle sue frasi finite sui giornali, in cui sembra spingersi un po' più in là, dice che sono state riportate in modo parziale e «fuori contesto»: «Ho espresso chiaramente la richiesta che l'esame avvenisse senza alcun trattamento di riguardo». Si vedrà. Intanto a Perugia un professore, interrogato come teste, va giù piatto: «È successo un fatto disgustoso».
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