Da Portofino ad Arenzano: "Paura per gli arrivi in massa"

La Liguria tra bisogno di turismo e timori dei contagi. Toti: "Venite". Ma c'è chi frena: "Lombardi e piemontesi aspettino"

Da Portofino ad Arenzano: "Paura per gli arrivi in massa"

Da una parte la spinta a riaprire per tentare di salvare l'economia, dall'altra l'inevitabile paura del ritorno dei contagi e di un nuovo lock down. Dalle spiagge ai locali, dai ristoranti ai negozi ai chioschi sul lungomare, la riviera ligure si affaccia con prudenza e piedi di piombo alla riapertura del traffico e degli spostamenti tra le regioni. L'orizzonte è quello dell'arrivo dei turisti dal nord, dove ancora gli occhi vanno ai dati sull'andamento dell'epidemia da coronavirus.

Caldo pomeriggio da 22 gradi nel ponente genovese, tavolino solitario vista mare rigorosamente all'aperto: «Guardi che non è il solito mugugno - racconta Aldo, 72 anni, maniche corte e giornale in mano - e neanche il timore dell'invasione dei foresti (per i liguri chi arriva da fuori regione, ndr) o la battuta sul blindare i confini dal Turchino ai Giovi. Qui speriamo tutti che possano tornare i turisti in sicurezza».

Arenzano è il primo casello sulla A10, l'autostrada per il mare per chi arriva da Piemonte e Lombardia. «L'arrivo in massa preoccupa, lombardi e piemontesi sono quelli che ci danno da lavorare, ma qui d'estate la quantità di persone è impressionante», spiega Sara, titolare di un bar nella zona pedonale alle spalle della passeggiata di Arenzano. «Visto che continuano a dire che i contagi sono alti - aggiunge - io preferirei aspettare ancora anche se è a scapito nostro. Ci intimorisce perché un altro lockdown per noi sarebbe una ferita definitiva, restituiremmo immediatamente le chiavi».

In paese dehor con posti a sedere distanziati, avvisi sulle vetrine e mascherine, locali e clienti iniziano ora in una sorta di «prova generale» a sperimentare la convivenza con le nuove regole e ritorno alla vita di tutti i giorni.

Ci si prepara al ritorno del turismo anche sulle spiagge: accessi contingentati e rispetto delle direttive. «Gli ombrelloni? Ne avevo una sessantina, ora ce ne stanno una trentina - spiega Gino Caviglia, 78 anni, titolare dei bagni Thelma Beach della vicina Cogoleto - Cercheremo di arrangiarci. I lombardi sono i nostri clienti migliori. Il virus? Un po' di preoccupazione c'è, mesi fa però era peggio. L'apprensione c'è soprattutto per gli arrivi dei sabati e delle domeniche».

«Non è il lavoro che ci spaventa - sottolinea anche Alessandra, la figlia - ma la burocrazia, i maggiori oneri e responsabilità. Il turismo interno lo aspettiamo a braccia aperte, è che serve collaborazione da parte degli utenti in primis, che devono sapere che la situazione non è più come quella di prima. Dovremo avere tutti un approccio diverso». Tra Arenzano e Cogoleto gli stabilimenti balneari riapriranno intorno al 2 giugno. «Per le spiagge libere attrezzate - spiega Luigi Gambino, sindaco di Arenzano -speriamo di chiudere la trattativa con le associazioni di volontari il 6».

Cambia la riviera ma non lo scenario. A Portofino niente vip ma tanti genovesi in gita in un panorama insolito, il borgo senza stranieri.

«Siamo ancora gli unici e qualcuno riaprirà dal week end - racconta Livio Evangelista il titolare del Bar Jolly - abbiamo perso parecchi tavoli per mantenere le distanze previste, vediamo come sarà, è una novità anche per noi. Speriamo di essere pieni e di veder tornare i turisti. Noi siamo pronti e non vediamo l'ora, ovviamente abbiamo perso stranieri e americani, crociere e navi.

Dobbiamo puntare sugli italiani per ripartire, un po' come negli anni Ottanta diciamo». «Intimoriti? - conclude Livio - no, è lavoro. Ci ha intimorito restare chiusi. Le folle un po' preoccupano ma non sono lombardi o turisti che spaventano. Li aspettiamo».

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