Il Ppe chiede il bis di Ursula alla Ue

La presidente Von der Leyen: "Non permetterò che l'Unione sia distrutta dai populisti"

Il Ppe chiede il bis di Ursula alla Ue
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Il bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea viene richiesto a gran voce dal Congresso del Ppe di Bucarest. Una larghissima maggioranza dei delegati, 400, la vuole candidata di punta e solo 89 sono i contrari (la delegazione austriaca e i Repubblicani francesi avevano preannunciato il no).

Lei, nel suo primo intervento, assicura che il Ppe non permetterà «mai» che l'Europa venga «distrutta da nazionalisti, populisti e demagoghi, sia di estrema destra che di estrema sinistra», poi aggiunge: «Qui, a casa nostra gli amici di Putin tentano di riscrivere la storia e di dirottare il nostro futuro, diffondono odio dalle loro tastiere».

Nel centrodestra Forza Italia è tra gli sponsor più convinti di Ursula e il leader Antonio Tajani, nel suo discorso, sottolinea la consonanza con l'attuale presidente della Commissione. «Sono completamente d'accordo con lei - dice Tajani- su un nuovo commissario per la Difesa Ue e questo non è contro la Nato, ma un percorso anche per fare di più sulla politica estera comune». Ai giornalisti, poi, il vicepremier e ministro degli Esteri spiega che l'Italia «deve riavere la vicepresidenza della Commissione, che con Gentiloni abbiamo perso, non per sua colpa». Quando gli fanno il nome del ministro per gli Affari europei di FdI Raffaele Fitto, dice che per lui andrebbe benissimo.

È la prima volta che il segretario azzurro, vicepresidente del Ppe, parla al congresso della grande famiglia popolare europea dopo la morte di Silvio Berlusconi ed è lui stesso a rimarcarlo. Chiede «più Europa, ma con una nuova strategia per il futuro» e la nuova presidenza della Commissione di von der Leyen, ne è convinto, darà garanzie su questo. Perché ora la sua linea è più autonoma da influenze di sinistra, come quella del suo ex vice, il socialista olandese Frans Timmermans, ritenuto «custode» del Green deal europeo e ben lontano dal modo di intenderlo dei popolari. E infatti Tajani parla di «economia reale cruciale per il Ppe, di protezione di industria e agricoltura, di impegno per il cambiamento climatico completamente diverso» dall'ideologia alla Greta Thunberg.

Il vicepremier e ministro degli Esteri non risparmia un attacco a Parigi, parlando dei valori e dell'identità comuni europei perché, dice passando nell'intervento dall'inglese al francese, «non è una buona idea togliere la croce da Les Invalides sul manifesto delle Olimpiadi di Parigi 2024, non è una buona idea cancellare la nostra identità e la nostra storia per inviare un messaggio agli altri. Nessun musulmano o ebreo cancellerebbe semplicemente la propria storia.

Non è laicità ma stupidità».

Il Ppe si prepara alle elezioni di giugno e nel suo manifesto mette in fila le priorità per i prossimi 5 anni. Una è l'immigrazione e von der Leyen dice: «Siamo noi, gli europei, che decidiamo chi viene in Europa e in quali circostanze, non il crimine organizzato dei trafficanti».

L'obiettivo è più protezione dei confini, con il modello inglese del Ruanda per la gestione delle richieste d'asilo. Modello Albania, visto dall'Italia, come dice Tajani. E qui si scatena la polemica con la Lega, che Ursula non l'ha mai amata e spesso attaccata, soprattutto sui migranti.

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