San Paolo Cuba cambia la Costituzione del 1976, che imitava quelle dei Paesi del cosiddetto socialismo reale. Da tempo se ne parlava all'Avana, soprattutto dopo che il 19 aprile scorso per la prima volta un non membro della famiglia Castro Miguel Díaz-Canel era arrivato alla presidenza della perla dei Caraibi. Del resto, dopo l'apertura del 2008 di Raúl Castro al settore privato - che occupa 591mila cubani, pari al 13% della forza lavoro - era inevitabile farlo, visto che la Costituzione vigente consente solo l'attività statale. Sulle modifiche ha cominciato da circa un mese a dare più dettagli l'organo ufficiale di stampa del regime, quel Granma che non passa giorno senza dare nuovi particolari, come si trattasse davvero di un «cambiamento storico». Certo, parole prima impensabili come «mercato» e «investimenti stranieri» troveranno adesso rango costituzionale ma i «principali mezzi di produzione» rimarranno «statali», al pari dell'unico partito politico legale, quello comunista (Pcc).
Inoltre, Cuba tornerà ad avere oltre a un presidente e un vice, anche un primo ministro, come prima del 1976, anche se i dettagli sulle funzioni di quest'ultimo si sapranno solo tra qualche settimana. Per ora è noto il cronogramma di questa ennesima «riforma storica». Tra il 21 ed il 23 luglio, il testo finale della nuova Magna Carta, sarà infatti sottoposto al voto dall'Assemblea Nazionale del Potere Popolare- così si chiama il Parlamento all'Avana- dopo sarà discussa «dal popolo» e, infine, un referendum la renderà vigente. Un processo scontato perché, come nel 1976, anche oggi a Cuba domina il Pcc che infatti nella nuova costituzione rimane «la forza dirigente superiore della società e dello Stato», mentre il voto rimane un pro forma. Nonostante i maquillage di facciata, infatti, il castro-comunismo continua a dominare la vita sociale, economica e politica sull'isola che dista appena 90 miglia marine dalla Florida e l'unica forma di protesta è l'astensionismo, record alle ultime parlamentari.
A detta del sito Islalocal.com, oltre allo scontato inserimento della frase «proprietà privata» all'interno della Costituzione per legalizzare i 591mila lavoratori privati, per la prima volta il regime inserirà anche il divieto costituzionale «di discriminare le minoranze sessuali», una rivendicazione della comunità LGBT ma, soprattutto, un modo per fare dimenticare ai più il passato di violenze contro gay, lesbiche e trans.
Già perché se il «Che» Guevara aveva addirittura aperto il primo campo di rieducazione per omosessuali all'inizio degli anni Sessanta «il lavoro vi renderà uomini» si leggeva all'entrata, Fidel lo fece chiudere poco dopo la morte dell'argentino - fino al 1997 se due persone dello stesso sesso a Cuba si baciavano in pubblico finivano in carcere. Una riforma, questa che potrebbe aprire anche al matrimonio gay, e fortemente voluta da Mariela Castro, la figlia di Raúl che oggi dirige «Cenesex», il Centro per l'Educazione sessuale di Cuba.
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