Adesso la spaccatura nella maggioranza è ufficiale. E pericolosa. La riforma della prescrizione ha di fatto creato un muro insormontabile. Da una parte ci sono i 5 Stelle, il Pd e Leu che hanno sposato il "lodo Conte bis", dall'altra Italia Viva si oppone alla legge manettara portata avanti dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. "Questo accordo a tre, a mio sommesso avviso, non ha la maggioranza in Parlamento", ha tuonato Matteo Renzi ai microfoni Circo Massimo su Radio Capital. "Io non ho problemi su questo, se trovano i voti di Forza Italia o della Lega - ha continuato - se trovano qualcuno nel mondo della destra che gli vota sta roba in Parlamento io sono contento per loro, un po' meno per il paese, ma noi non lo faremo".
Il compromesso sulla prescrizione
Il braccio di ferro sulla prescrizione sta mettendo a rischio la tenuta del governo giallorosso. Perché l'avvertimento rilanciato da Renzi (anche questa mattina) agli alleati è sempre lo stesso: "Non avete i numeri, soprattutto al Senato". Il compromesso raggiunto nell'ennesimo vertice sulla giustizia (l'ottavo finora) convocato a Palazzo Chigi, prevede che il grillino Bonafede presenti il decreto legge delega per la riforma del processo penale in un Consiglio dei ministri straordinario da convocare lunedì prossimo. E in un secondo momento, probabilmente attraverso un decreto legge, la revisione della legge sulla prescrizione con le novità stabilite da tre forze politiche su quattro della maggioranza. La novità, come ha illustrato lo stesso Guardasigilli in una riunione con Giuseppe Conte, è che "dopo la sentenza di primo grado, per chi è condannato c'è l'interruzione della prescrizione, mentre per gli assolti c'è una sospensione breve per far svolgere comunque il processo di appello". Inoltre "chi subisce una condannato in primo grado ma viene assolto in appello, recupera i tempi di prescrizione". Anche in questo caso, comunque, "ci sarà una sospensione per permettere che si svolga il terzo grado in Cassazione".
L'opposizione di Renzi
L'impianto della riforma non piace proprio a Renzi. Che ha ribadito la propria contrarietà a votarla. un'eventualità che metterebbe a serio rischio la tenuta del governo. Anche se il leader di Italia Viva non è disposto ad ammetterlo. "Assolutamente no: no, no, no", ha detto su Radio Capital cercando così di smentire le ricostruzioni che lo vedrebbero pronto di far cadere Conte. Un sospetto che gira ormai da settimane e che ieri si è alimentato dopo il "no" al compromesso sulla prescrizione. Non solo: anche le indiscrezioni che parlano di un "appoggio esterno" al governo sono, per l'ex premier, prive di fondamento. "Significherebbe - ha spiegato - far dimettere i nostri ministri, che poi sono tre. Noi non vogliamo lasciare. Poi se il presidente del Consiglio vuole che lasciamo, ci mettiamo un quarto d'ora", ha poi continuato ribadendo l'intenzione di chiamarsi fuori dall'accordo raggiunto ieri sulla giustizia. "Se qualcun'altro per mantenere una poltrona è disponibile a diventare socio faccia pure, noi siamo un'altra roba", ha puntualizzato assicurando di non aver alcun problema su questo punto. "Se (Conte, ndr) trova i voti nel mondo della destra, che gli vota sta roba, io sono contento per loro. Il Parlamento è sovrano.
Secondo me non hanno la maggioranza", ha infine ribadito il senatore di Rignano. "Poi se ce l'hanno evviva. La mia impressione è che abbiano fatto male i conti e che rischiano di fare un pasticcio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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