«Prevedere l'assalto alla Cgil si poteva»: l'ex sottosegretario al ministero dell'Interno, Alfredo Mantovano, critica la gestione della sicurezza pubblica durante la manifestazione di sabato.
Poteva davvero essere coordinata meglio?
«Quello che ho imparato negli anni al Viminale è che l'ordine pubblico di tutto il comparto sicurezza è la fetta più difficile di tutte perché la piazza è la parte conclusiva di un lavoro che conosce una lunga parte di preparazione. Poi c'è la materiale gestione della piazza. Nel caso specifico l'ulteriore elemento di difficoltà era costituito dal fatto che non ci si trovava di fronte a una forza organizzata con un servizio d'ordine, ma una in cui larga parte dei presenti erano persone prive di qualsiasi inquadramento partitico o associativo. Quei confini che dovevano essere fissati sono stati ampiamente superati perché solo il coraggio e la capacità dei poliziotti hanno impedito che ieri a palazzo Chigi si ripetesse quello che è successo a Washington a inizio anno. Però è accaduto alla sede della Cgil».
Secondo lei perché?
«Mi riesce veramente difficile capire come mai. Non soltanto perché la sede centrale del sindacato non è distante da piazza del Popolo, ma anche perché siamo alla vigilia dell'obbligo di green pass nei luoghi di lavoro, come mai non c'era un presidio adeguato?».
Quindi conferma la mala gestione?
«Non si può certamente invocare il fattore sorpresa perché tutti abbiamo letto l'informativa del ministro dell'Interno che risale a un mese fa in cui sulla base degli alert dei Servizi e di ciò che hanno segnalato le Digos ha lanciato l'allarme sul rischio di degenerazione violenta da questo tipo di manifestazioni No Vax, No Green Pass e così via. Per cui mi viene da chiedermi perché non siano state adottate tutte le misure necessarie. Mi sembra una vicenda simile a quella del Rave party. Ieri su Twitter qualche ora prima della manifestazione il messaggio dominante era prendiamoci Roma. Prendersi Roma significa puntare alle sedi istituzionali. A un sistema di sicurezza con le antenne ben tese non sfugge la quantità di persone affluite nella Capitale. Mi faccio una domanda: che tipo di preparazione vi è stata dietro a questa manifestazione? Il messaggio che viene fuori è che ognuno fa quello che vuole».
Che si poteva fare di più?
«Uno dei personaggi della giornata di ieri è il capo di Forza Nuova Giuliano Castellino. Leggo dai giornali che questo signore ha contemporaneamente un Daspo per le manifestazioni pubbliche e una misura di sorveglianza speciale. Il Daspo è stato introdotto quando ero al Viminale e all'epoca, quando c'era qualche capo di tifoseria particolarmente violento, lo si convocava alla stazione dei carabinieri più lontano dallo stadio all'ora della partita per la firma. Non è una cosa impossibile. Registro nei confronti di alcune realtà come Forza Nuova ieri, come Casapound in altre circostanze, una sorprendente arrendevolezza e questo chiama in causa non chi sta in piazza, ma una decisione politica».
Che intende dire?
«In altri termini, se il commento del ministro dell'Interno è stato sono atti intollerabili e su questo conveniamo tutti la domanda è: ma ci limitiamo a questo o rendiamo la gestione dell'ordine pubblico meno tollerante nei confronti di queste aggressioni violente?
La risposta dovrebbe essere a mio avviso una politica della sicurezza di elevare il livello della tolleranza che si è dimostrato negli ultimi mesi assai basso e di dare maggiore fiducia nel lavoro delle forze di polizia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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