A Matteo Renzi non resta che puntare tutto sul part time da copncedere a chi mancano pochi anni alla pensione. A Palazzo Chigi assicurano che la misura, contenuta nella legge di Stabilità licenziata oggi dal Consiglio dei ministri, è solo l'"antipasto" della flessibilità in uscita che avrà bisogno di altro tempo e altri approfondimenti. Nella manovra c'è appena spazio per un aumento della no tax area per i pensionati, la settima salvaguardia per gli esodati (grazie al recupero dei "risparmi" delle altre salvaguardie) e uno sblocco per il 2015 dell'opzione donna.
Il pacchetto welfare contenuto nellamanovra per il prossimo anno risente dei diktat dell'Unione europea. Che di riformare il sistema previdenziale, dopo gli sfaceli fatti dall'ex ministro Elsa Fornero, non ha mai voluto sentir ragioni. Niente staffetta generazionale, insomma. Così nella legge di Stabilità troviamo giusto la conferma per il 2016 degli sgravi per le assunzioni stabili. Sgravi che varranno per soli due anni e che saranno ridotti al 40% del dovuto, con un tetto che rimane però agli 8.060 euro attuali. Si riduce, insomma, il "metadone" per le imprese che tornano ad assumere. Tanto che Renzi, in conferenza stampa, invita a "affrettarsi, prego", visto che la decontribuzione ci sarà ancora, ma con un decalage, per andare ad esaurirsi con la fine del 2017. Dall’altro lato però il governo incentiva, con 500 milioni, la contrattazione aziendale su welfare e produttività. Resta invece confermato a 300 milioni di euro lo stanziamento dedicato ai rinnovi dei contratti della pubblica amministrazione: risorse che trovano una decisa opposizione dei sindacati. "È del tutto insufficiente - afferma il segretario della Cisl, Annamaria Furlan - la risposta per i contratti del pubblico impiego, lavoratori che aspettano il contratto da sei o sette anni: non si può immaginare un aumento lordo da dieci, quindici euro al mese".
Sul fronte previdenziale arriva l'equiparazione tra reddito da lavoro e da assegno pensionistico sulla soglia esentasse, con la no tax area che passa dagli attuali 7.500 a 8mila euro. E anche un incentivo alla concessione del part time per i lavoratori che hanno già raggiunto i 63 anni e 7 mesi. Con accordi diretti tra lavoratore e azienda, infatti, si potrà passare per gli ultimi quattro anni di lavoro al part time. Il meccanismo dovrebbe prevedere che l’impresa paghi le ore effettivamente lavorate e i relativi contributi, con la parte restante che può essere girata invece in busta paga.
Lo Stato mette a disposizione circa 100 milioni l’anno con cui "coprire" figurativamente i minori contributi versati all’Inps dall’azienda. In questo modo arrivato alla pensione, il lavoratore che ha concluso in part time la sua carriera riceverebbe comunque l’assegno come se avesse lavorato fino alla fine a tempo pieno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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