Il "Pride month" ha un nemico: Giorgia Meloni

Dalla Schlein al sindaco Beppe Sala, l'orgoglio "omo" sfila contro il governo

Il "Pride month" ha un nemico: Giorgia Meloni
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Con la manifestazione di ieri, 24 giugno, a Milano si conclude idealmente il «Pride month», il mese di giugno dedicato all'orgoglio gay «per celebrare e incentivare la parità dei diritti di genere e l'amore in ogni forma, senza discriminazioni».

Quest'anno l'attenzione dei Pride è stata però più concentrata ad attaccare il governo Meloni che a sottolineare il tema dei diritti con una deriva radicale a favore dell'utero in affitto a cui ha contribuito anche l'evento meneghino.

Tra i carri che hanno partecipato al corteo c'è stato anche quello raffigurante la testa di Giorgia Meloni sul corpo di Mussolini e lo sfondo delle ancelle di Margaret Atwood con il copricapo bianco e la tunica rossa, simbolo della lotta contro l'aborto in America.

La manifestazione si è aperta con un corteo a cui, dietro lo slogan «RiconosciMi, parità e diritti», hanno partecipato, oltre a varie famiglie omogenitoriali, anche rappresentanti del Pd, Movimento 5 stelle, +Europa, Sinistra italiana e Cgil.

Al centro del Pride milanese c'è la decisione del tribunale di Milano di annullare l'atto di nascita del figlio di due padri concepito con l'utero in affitto e la scelta della procura di Padova di impugnare «per illegittimità» 33 atti di nascita con cui venivano registrati bambini con genitori dello stesso sesso. Su questo si esprime in modo netto Riccardo Magi, segretario di +Europa: «Si vuole affermare un modello di famiglia ma una democrazia deve rispettare la diversità - ha aggiunto - la destra avanza sempre di più nell'attacco» e l'idea di rendere reato universale la maternità universale «è gravissima sotto diversi profili» perché «si pone in contrasto con la Carta dei diritti europea».

Immancabile la presenza del segretario del Pd Elly Schlein che, dopo essere salita su un carro intonando Bella Ciao, ha puntato il dito contro il governo: «Siamo in pericolo di regressione sui diritti, non solo in Italia con questo governo, ma anche in Europa». La Schlein ha poi rilanciato la necessità di «una legge contro l'odio» precisando: «è qui con me Alessandro Zan e noi non abbiamo dimenticato quell'orribile applauso con il quale è stata affossata una legge di civiltà, contro l'odio le discriminazioni, di cui invece si sente molto il bisogno».

Presente anche il sindaco di Milano Beppe Sala che si è unito agli attacchi all'esecutivo: «Il governo di destra di Giorgia Meloni sta attaccando i diritti delle famiglie arcobaleno e dei loro figli. Ecco perché il Pride è una manifestazione di resistenza».

Intanto si è tenuto il Pride anche a Palermo dove si registra una divergenza interna alla maggioranza sulla concessione del patrocinio con il vicesindaco Carolina Varchi contraria e il sindaco Roberto Lagalla che invece ha deciso di concederlo.

A proposito di patrocini, sempre ieri il governatore della Regione Lazio Francesco Rocca si è dimesso dal ruolo di presidente della Croce Rossa Internazionale: «i recenti eventi relativi al Rome Pride mi hanno fatto capire come ogni singola decisione e azione presa da me, persino se sempre in linea con i nostri principi e valori fondamentali, possono essere strumentalizzati in buona o cattiva fede».

Se con la fine di giugno volge al termine il «Pride Month», di certo non finiranno le accuse sul tema dei diritti almeno finché ci sarà al governo il centrodestra, poi «l'emergenza discriminazione» d'improvviso terminerà.

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