Pax berlusconiana nel centrodestra almeno fino al 4 dicembre. Poi si vedrà. Il Cavaliere oggi tornerà a Roma per tirare la volata alla campagna per il No. Ancora i riflettori su di lui posto che questa sera sarà a Porta a Porta, nel salotto di Bruno Vespa, mentre domani farà il bis a Matrix, da Nicola Porro.
L'ex premier sa che in un futuro prossimo ci saranno alcuni nodi da affrontare: le alleanze, la leadership, la strategia se vince il No e la legge elettorale. Su tutti i punti Berlusconi ha più volte detto la sua ma il suo desiderio è quello di affrontare una partita alla volta. La prima è quella del referendum che, elemento positivo, vede tutte le anime del centrodestra unite e coese. Sono per il niet, oltre Forza Italia, anche la Lega, Fratelli d'Italia e il movimento di Parisi. Un successo del No significherebbe capitalizzare la vittoria e tornare centrale nel gioco politico. Il boccino sarà in mano al capo dello Stato ma il Cavaliere dirà la sua so come uscire da una possibile crisi di governo. La linea di Berlusconi si è già intuita: nessun appoggio a un governo tecnico o di scopo per non offrire il fianco all'accusa di favorire l'inciucio. Quindi subito alle urne per ridare la parola agli italiani. Non prima, tuttavia, di essersi seduti a un tavolo per dare il proprio contributo per scrivere una nuova legge elettorale. Il Cavaliere vorrebbe il ritorno del proporzionale. Un po' perché il maggioritario ha senso in un sistema bipolare che non c'è oggi; oggi il sistema è tripolare e nessuna delle tre forze si avvicinerebbe alla maggioranza. L'altro motivo è l'effetto che la legge elettorale avrebbe sulle alleanze. Se resta l'Italicum Forza Italia sarebbe costretta a fare la lista unica con Lega e Fratelli d'Italia: un abbraccio, questo, che potrebbe stritolare gli azzurri. E qui, a livello carsico, permangono le divergenze di vedute all'interno degli azzurri: alcuni, guidati da Toti, non disdegnano una maggiore sinergia con il Carroccio; altri, spingono per salvare l'alleanza con la Lega ma con una Forza Italia trainante; altri ancora sperano di abbandonare al proprio destino gli alleati lepenisti e si augurano una maggiore collaborazione con Parisi. Il Cavaliere, come sempre, cerca di legare, di tenere insieme tutto. E il suo obiettivo sarebbe quello di federare tutte le forze del centrodestra, ontologicamente alternative al centrosinistra.
Il problema è chi può essere in grado di amalgamare forze che, su alcuni temi centrali come l'Europa e l'euro, la pensano in maniera così distante come la Lega e i parisiani. Sul tema il Cavaliere non si fascia più di tanto la testa ricordando come, nel 1994, riuscì a mettere insieme il Carroccio di Bossi e l'Msi-An di Fini. In ogni caso un uomo in grado di aggregare l'aggregabile c'è e si chiama Berlusconi. Questo pensa il Cavaliere.
Peccato che sul tema della leadership si entri in collisione con gli alleati storici.
Salvini e Meloni lo ripetono ogni due per tre: servono le primarie. Ma sul punto sia Berlusconi sia Parisi sono perfettamente in linea: senza una legge chiara che le regolamenti si rischia di dar vita a una consultazione truffa come quella che fa il Pd.
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