Prodi aggressivo in tv. "Mi ha tirato i capelli"

L'ex premier contro cronista Mediaset. Lui nega, Giannini lo esalta: "Lezione ai sicari di regime"

Prodi aggressivo in tv. "Mi ha tirato i capelli"
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«Ma che cavolo mi chiede?». Romano Prodi amplifica con la mano il fastidio per la domanda. Lavinia Orefici, giornalista di Quarta Repubblica, gli ha appena letto un passaggio del Manifesto di Ventotene: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta». Lui, sempre più seccato, replica sferzante: «Io non ho mai detto una roba del genere in vita mia». Lei sottolinea l'ovvio: la citazione arriva da lontano, da quel documento del 1941. «Lo so - sbotta lui che ha ormai perso le staffe - non sono mica un bambino. Ma che cavolo mi chiede?». E allunga il braccio, sfiorandole i capelli: «Mi ha dato una tiratina a una ciocca di capelli, come fossi un asino» aggiunge lei. La chiusa è particolarmente sgradevole: «Ma il senso della storia lei ce l'ha o no?».

Siamo in una sala affollata, a Roma, fra taccuini e telecamere, per la presentazione di un libro. Ma il tema del giorno è il travaglio Pd. La sferzata è di quelle che fanno male. «Esistono opposizioni - ha spiegato l'ex premier in un'intervista al Corriere della sera - ma non un'alternativa di governo». Elly, è il sottinteso, non ha saputo costruire l'alternativa, e allora l'inventore dell'Ulivo ha inviato quel messaggio che sa di sfiducia. «È urgente costruire un'alleanza che vinca alle prossime elezioni, un'alleanza progressista». Alleanza che non si vede, nemmeno sulla linea dell'orizzonte.

È una giornata no per la segretaria che vede allargarsi le crepe nel partito. Ma anche per Prodi, protagonista dell'avvilente battibecco. «Una mano del presidente - afferma Mediaset in un comunicato - ha afferrato una ciocca di capelli della giornalista. Dall'ex premier non ci saremmo mai aspettati un gesto simile». Polemizza anche Matteo Salvini: «Prodi si comporta in modo sgarbato con una giornalista. Solidarietà alla cronista che ha osato chiedere un chiarimento su Ventotene». E sottolinea l'episodio Giovanni Donzelli di FdI: «Volgare aggressione di Prodi, per giunta a una donna che stava ponendo una semplice domanda». L'ex direttore della Stampa Massimo Giannini tesse invece l'elogio del penoso siparietto: «La lezione di Prodi ai poveri sicari del giornalismo di regime». In serata Nicola Porro, senza drammatizzare, osserva: «È un gesto incredibile, mai visto». «Le scuse sarebbero il minimo». Ma Prodi non si scusa: «Non ho strattonato o tirato i capelli alla giornalista - dice - ma come tutti i giornalisti e le persone presenti possono testimoniare ho appoggiato una mano sulla sua spalla perché stava dicendo cose assurde».

Prodi sbotta, ma fa le pulci a Schlein. Non è il solo, anzi. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca quasi si candida, nel corso del congresso di un altro partito, il Psi. Gli chiedono se abbia fatto un pensierino sulla segreteria Pd e lui, a sorpresa, risponde diretto: «Ora ci penso». Non è ancora una candidatura ufficiale ma poco ci manca. E non è il solo ai blocchi di partenza. Altro preannuncio eccellente di discesa in campo è quello di Ernesto Maria Ruffini, l'ex direttore dell'Agenzia delle entrate. Ruffini presenta con Giovanni Floris il suo nuovo libro. E dal palco dell'auditorium di Roma scocca la freccia. «Serve un partito dei cattolici?» domanda Floris. «No - replica Ruffini - ma è sicuramente il tempo in cui tutti, cattolici compresi, non restino a casa aspettando che passi la nottata». Anche Ruffini insomma si posiziona. E anche lui manda un preavviso di sfratto a Elly, che ha spinto il partito verso buone percentuali ma non è andata avanti di un centimetro sull'alleanza. E intanto la spaccatura dentro il Pd si è allargata. Con due partiti in uno nel voto di Strasburgo sul ReArm.

Si fa un gran parlare di congresso anticipato, ma le voci corrono solo per alimentare tattiche di corto respiro. «Io - prosegue De Luca - darei due anni di carcere a chi parla di campo largo». E Ruffini suona la carica: «Serve una sveglia». Una sveglia per cacciare Schlein.

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