La produzione industriale italiana arranca, ma il turismo offre segnali incoraggianti, dunque la speranza della crescita è sempre più affidata al settore terziario. Il comparto imprenditoriale continua a soffrire a causa delle distorsioni dei prezzi energetici e, quindi, il rimbalzo vero e proprio è rinviato a tempi migliori.
Ieri l'Istat ha registrato il terzo calo consecutivo della produzione industriale su base mensile: a marzo è calata dello 0,6% rispetto a febbraio con una contrazione del 3,2% rispetto all'anno precedente. Le flessioni hanno interessato quasi tutti i gruppi principali di industrie, con la sola eccezione dei beni strumentali, e anche il risultato dell'insieme del primo trimestre è leggermente negativo, a -0,1%. Tra i settori di attività economica uno dei cali tendenziali più profondi riguarda la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-12,5%), mentre è in controtendenza la fabbricazione di mezzi di trasporto. Questi realizzano i risultati migliori da quasi due anni, a partire dal giugno 2021, nel pieno della ripresa post-pandemica. La produzione di autoveicoli, in particolare, ha registrato un balzo del 35,8% su base annua e quella dell'insieme dei mezzi di trasporto sale del 12,4%.
La nota mensile dell'Istat, tuttavia, sembra indulgere all'ottimismo visto che la crescita del Pil dello 0,5% nel primo trimestre, «superiore a quello di Francia e Germania e del complesso dell'area euro», è stata connotata anche dalle «buoni condizioni» del mercato del lavoro e da una tendenza al miglioramento del clima di fiducia dei consumatori. Un risultato che è stato riconosciuto anche dall'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. «Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (in foto), a mio avviso, sta facendo un ottimo lavoro e questo rassicura gli investitori sulla stabilità in termini di finanza pubblica».
Il problema, tuttavia, è rappresentato dall'inflazione che erode i redditi. Secondo un'analisi Ocse relativa al quarto trimestre 2022, in Italia il reddito reale delle famiglie è diminuito del 3,5% a causa dei prezzi energetici, a fronte del +0,6% della media dei Paesi osservati. Ma il dato è altamente variabile a seconda delle nazioni prese in esame. Sui ventuno Stati membri dell'organizzazione per cui i risultati sono disponibili, otto registrano un aumento del reddito nel quarto trimestre 2022 mentre tredici sono in calo. Tra le grandi economie del G7, il Regno Unito realizza l'incremento più importante (+1,2%), sospinto dalla crescita dei salari e dal sostegno pubblico ai consumi energetici. Anche Canada (+0,9%), Francia (+0,7%) e Stati Uniti (+0,8%) hanno segnato incrementi del reddito reale, mentre la Germania ha evidenziato un arretramento (-1%).
Il turismo, tuttavia, continua a regalare soddisfazioni alla nostra economia e il 2023 dovrebbe essere l'anno del pieno recupero dei livelli pre-pandemia se non del sorpasso record sul 2019.
I dati provvisori Istat riferiti al bimestre gennaio-febbraio sembrano confermare la definitiva ripresa del settore (+45,5% annuo per
le presenze), con una crescita rilevante sia di quelle straniere (+70,5%) che di quelle domestiche (+28,8%). I dati provvisori relativi al 2022 hanno registrato un incremento delle presenze del 39,3% sull'anno precedente.
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