Quello della giustizia continua a rappresentare un tema divisivo che già in questi anni ha provocato la caduta dei due governi guidati da Giuseppe Conte. Sulla questione si è espresso Carlo Nordio, giurista di cultura anglosassone che ha rivolto un appello chiarissimo al premier Mario Draghi e al ministro Marta Cartabia: "Spero e credo che non si intenda scendere a compromessi pasticciati", spiega a Libero. Le priorità a suo giudizio sono due: ridurre i tempi della giustizia civile e riformare la prescrizione targata Movimento 5 Stelle. Per i restanti aspetti spinosi sarebbe meglio attendere un nuovo Parlamento in seguito alle elezioni.
Quanto alla prescrizione voluto dal grillino Alfonso Bonafede, l'ex magistrato italiano si è espresso con toni durissimi: "Era e rimane un mostro giuridico da eliminare tout court". Farlo adesso però rappresenterebbe motivo di imbarazzo per il M5S e per il Partito democratico, e dunque la prudenza della Cartabia - che non pare intenzionata a fare rivoluzioni - è dettata dal rischio di far saltare l'esecutivo in brevissimo tempo. Non va però persa di vista la riforma della giustizia civile, "perché i suoi ritardi incidono gravemente sull'economia e gli investimenti". Riuscire a ridurre i tempi delle cause civili sarebbe già un gran risultato, ancora meglio se accompagnata da una riforma radicale della giustizia penale che però sembra utopia: "Non credo ci siano le condizioni politiche. Troppo divisiva".
Il nodo giustizia
Fino al 29 marzo ci sarà tempo per intervenire sulla riforma del processo penale e della prescrizione. Il Pd ha avanzato l'idea di un limite massimo di durata per ciascuna fase del processo, oltre il quale non si può andare. Secondo Nordio non sarebbe la giusta soluzione, ma si tratterebbe dell'ennesimo pasticcio: "L'attuale codice Vassalli è stato così snaturato, demolito e imbastardito che ormai è un mostriciattolo da sopprimere, perché nessuno ci capisce più nulla. Va riscritto completamente, recuperando l'originale disegno di un rito accusatorio e liberale".
Intanto 67 giudici di tutta Italia hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per denunciare che nelle procure "lo scandalo continua a imperversare" e chiedere con urgenza una riforma del Csm. Effettivamente nulla è cambiato dopo le dichiarazioni rilasciate da Luca Palamara nel libro "Il sistema" di Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale, che ha raccontato come la magistratura e quel sistema hanno infettato la politica italiana. Anche Nordio si è schierato a favore di una Commissione parlamentare d'inchiesta per fare chiarezza: "Il governo da solo non potrà far molto, perché non ne ha i poteri e nemmeno la forza, visto che nel suo ambito la componente giacobina è forte, se non maggioritaria".
Draghi e i suoi ministri dovrebbe temere i metodi intimidatori con cui molte procure potrebbero difendere lo status quo? Il premier potrebbe correre questo rischio qualora decidesse di riformare sul serio la giustizia? "Draghi in quanto tale non corre alcun rischio, perché è così al di sopra di ogni sospetto che un'iniziativa giudiziaria contro di lui sarebbe un boomerang, ne aumenterebbe addirittura la popolarità e accentuerebbe il già notevole discredito della magistratura", è la posizione di Nordio.
Piuttosto, ha avvertito nell'intervista rilasciata a Libero, c'è un altro pericolo: "Che una sapiente combinazione di notizie fatte filtrare da qualche procura, magari attraverso intercettazioni di terzi, ed enfatizzata da qualche giornale compiacente, possa iniziare un martellamento che infastidisca il primo ministro, non abituato a queste subdole aggressioni del circolo mediatico-giudiziario che hanno già fatto tante vittime".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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