"Ogni giorno perso fa avvicinare il rischio che, senza idee e strategie precise, gli aiuti si trasformino da premesse di cambiamento strutturale in debito. Non vedo ancora idee chiare su come saranno spesi". Così Romano Prodi bacchetta il governo, che ora sarà chiamato a organizzare la cruciale gestione dei fondi che arriveranno dall'Unione europea. Il sospetto del Professore è che, almeno per il momento, non sia stata tracciata una chiara linea da seguire per il rilancio e lo sviluppo dell'Italia: "Ho qui davanti i documenti del governo, e mi spiace dire che non vedo ancora questa capacità. Scorro tabelle con indicazioni generali, e riforme descritte in modo altrettanto generale".
L'ex premier nello specifico sostiene che si rimanga sul generico e che in tal modo non si affrontino due grandi tematiche: l'indicazione delle autorità chiamate a decidere e le procedure per giungere alle decisioni finali. Si è detto inoltre contrario all'ipotesi di una task force di sei supermanager a cui affidare la supervisione tecnica dell'attuazione dei progetti del Recovery Fund, sottolineando invece come il coordinamento delle scelte debba fare capo ad una struttura finalizzata allo scopo. E noi abbiamo già il Cipe, ovvero il Comitato interministeriale per la programmazione economica: "Va rafforzato, anche inserendo consulenti esterni. Ma dico 'consulenti' non a caso. Dev’essere lo Stato a tenere in mano le fila. Sono convinto che la responsabilità politica sia del premier e dei due ministri dell’Economia".
La previsione di Prodi
Il fondatore dell'Ulivo si è poi espresso sulla questione del Meccanismo europeo di stabilità, benedicendolo come strumento salvifico e additando una parte della maggioranza (quella grillina) di essere colpevole di far prevalere le ideologie piuttosto che il buonsenso: "Il Mes è un prestito con interessi a tasso zero, e quindi ci aiuta. Rifiutarlo è uno sbaglio, che nasce dall’ideologia dei Cinque Stelle. È terribile quando l’ideologia si fa teologia ed entra, come tale, nelle scelte della politica. Imprigiona nel passato e inibisce uno sguardo sul futuro". Da qui la certezza che ormai il populismo - a suo giudizio - sia in totale crisi. Anche perché i sondaggi danno in netto calo i consensi del Movimento 5 Stelle, che tra l'altro deve fare i conti con i tantissimi eletti usciti. "Ma nel pensiero del Paese ce n’è ancora tanto. Abbiamo commesso errori, ci sono ritardi, alcune misure sono buffe, a essere indulgenti. Ma non siamo gli animali peggiori del gregge europeo. Vedo un dibattito fuori dalle righe che nutre il populismo", ha aggiunto.
Infine, nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Prodi è intervenuto sui giorni animati all'interno dell'esecutivo giallorosso. Italia Viva continua a minacciare una crisi qualora il premier non dovesse accogliere le loro proposte, ma Renzi dà per certo che ci siano i numeri per dare vita a una nuova maggioranza. "Penso che trovare un’alternativa sarebbe complicato. Dipende dal Quirinale, ma è facile scivolare verso le elezioni", è il parere dell'ex presidente della Commissione europea. Che comunque resta convinto del fatto che "né Iv, né gli scontenti del Pd vogliano arrivare al voto".
"Credo però che solo un incidente possa fare cadere questo governo, incidente che può sempre capitare", specifica. A quel punto si aprirebbero due strade: o si trova in anticipo un accordo su un governo diverso o si va a un compromesso, come ad esempio un rimpasto. L'analisi sull'attuale situazione comunque è chiara: "Vedo solo una somma di interessi e malesseri personali, neppure d’accordo tra di loro.
Sarebbe pericoloso anche perché lo stesso Fondo per la ripresa subirebbe le conseguenze di una rottura". Ecco perché ha voluto dare un consiglio al premier Giuseppe Conte: "Fare presto, presto. Il tempo delle mediazioni si sta esaurendo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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