Più che un vertice è stato un pretesto. Gli incontri a margine dell'Organizzazione per la cooperazione di Shangai in corso ad Astana sono stati l'occasione buona per il leader con pochissimi amici come Vladimir Putin per rinsaldare rapporti e cercare sponde. In particolare con il leader cinese Xi Jinping e quello turco Recep Tayyip Erdogan.
Il faccia a faccia Putin-Xi è durato poco meno di un'ora e hanno portato lo Zar a definire le relazioni Mosca-Pechino in una «età dell'oro». «Abbiamo affermato che le relazioni Russia-Cina di partnership globale e cooperazione strategica attraversano la fase migliore della loro storia. Sono costruite su principi di uguaglianza, vantaggio reciproco e rispetto per la sovranità dell'altro», ha aggiunto Putin. «Di fronte a una situazione internazionale caratterizzata da turbolenze e cambiamenti, Cina e Russia dovrebbero continuare a sostenere l'aspirazione originaria di amicizia duratura e dare impulso alla cooperazione», ha replicato Xi Jinping con la consueta ambiguità di chi sa bene di essere «l'azionista di maggioranza» dell'alleanza e di non volere mettersi contro gli stati Uniti appoggiando apertamente la Russia. Specie in Ucraina, argomento chiave dei colloqui. Tanto che Erdogan, che da tempo si autoproclama possibile mediatore per un percorso di pace, dopo il colloquio con Putin si dice pronto «a gettare le basi per un accordo che ponga fine alla guerra tra Russia e Ucraina con un cessate il fuoco prima e poi con una pace giusta», in grado di soddisfare sia Mosca che Kiev. Perdendo volontariamente di vista il fatto che sia chiaro chi è l'aggressore e chi l'aggredito.
Ma in termini di dialogo irrompe sulla scena il ciclone Trump. Secondo quanto raccolto da Politico il tycoon che punta a tornare alla Casa Bianca, sarebbe già al lavoro e avrebbe già avviato contatti per un piano che prevederebbe, tra l'altro, un accordo con Putin per fermare la potenziale estensione della Nato all'Ucraina, ma anche alla Moldavia e alla Georgia, e per concordare la cessione di territori dall'Ucraina alla Russia.
«La Russia non dialoga con Trump sulle condizioni per raggiungere la pace in Ucraina», ha smentito immediatamente il Cremlino mentre il capo dell'ufficio presidenziale di Kiev Andriy Yermak ribadisce: «L'Ucraina non è disposta a scendere a compromessi con la Russia e a rinunciare ad alcun territorio». Un percorso, se ci sarà, sarà parecchio in salita.
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