Alla fine sono sempre Donbass, Zaporizhzhia e Crimea le ragioni del contendere. Putin si dichiara pronto a tenere colloqui con Kiev sulla base della bozza di Istanbul, ma Zelensky ribadisce che non ci sono le condizioni. Il nodo della questione continua a essere il documento abbozzato in Turchia a metà aprile 2022, che prevedeva che la Crimea fosse esclusa dall'intesa, rimanendo alla Russia. Veniva poi rimandata a futuri colloqui tra i due presidenti la questione dei confini e del Donbass.
Purtroppo gli avvelenamenti (di Abramovich e di altri negoziatori), le minacce e i sussurri dietro le quinte, mandarono a rotoli una possibile intesa, lasciando via libera al conflitto. Dopo i fallimenti di Erdogan nel gennaio 2023 e del premier indiano Modi nelle scorse settimane, ora è il cancelliere austriaco Nehammer a candidarsi per un negoziato di pace. Dal Cremlino sottolineano di essere pronti per una soluzione politica e diplomatica, ammettono che l'operazione militare speciale «è una misura estrema», ma ribadiscono che «la bozza di Istanbul è l'unica base di partenza».
Putin, oltre a parlare di colloqui con Kiev, ha riferito al forum economico a Vladivostok che gli ucraini a Kursk «hanno impegnato una gran quantità delle loro forze migliori, e questo porterà al collasso le linee di difesa in altre aree, come nel Donbass, dove stiamo avanzando». Ieri infatti è caduto anche il villaggio di Zavitne. Nel corso del meeting Putin ha ammesso che l'annuncio di Kiev di non voler prolungare oltre il 31 dicembre il contratto con Gazprom per la fornitura di gas russo all'Europa attraverso l'Ucraina comporterà perdite finanziarie per Mosca. Le entrate derivanti dalla vendita dei suoi idrocarburi sono fondamentali per continuare l'offensiva.
Zelensky quindi cerca come può di indebolire il nemico e di tenere sulla corda gli alleati. In un'intervista a Nbc News, ha confermato la volontà che la guerra finisca, «ma Putin vuole la nostra resa. Kursk? Abbiamo invaso la Russia da terra per mancanza di armi a lungo raggio». E a proposito di armamenti parteciperà oggi alla riunione del Gruppo di contatto per la difesa Ramstein. L'incontro si terrà in Germania e vedrà riuniti i ministri della Difesa dei paesi sostenitori di Kiev. Il presidente ucraino farà appello ai partner occidentali con la richiesta di ulteriori forniture di missili a lungo raggio e di sistemi di difesa aerea (10 in arrivo dal Canada). Troverà il sostegno del capo della Nato Stoltenberg, che ritiene Kursk un successo, «e quindi Kiev va ulteriormente aiutata» aggiungendo che l'Alleanza sta discutendo dell'utilizzo di missili a lungo raggio da parte dell'Ucraina per attaccare in profondità la Russia. «A oggi non ci sono cambiamenti» precisa Kirby dalla sicurezza nazionale Usa.
Nel 925esimo giorno di scontri, è salito a 55 vittime e 328 feriti il bilancio dell'attacco missilistico di martedì a Poltava. Diversi droni russi sono stati abbattuti sopra Gomel, in Bielorussia, da caccia che li hanno intercettati.
Polonia e la Lituania intendono creare un hub regionale di munizioni per i sistemi missilistici Himars di Kiev. Il generale russo Alaudinov ha affermato che le sue truppe hanno sbarrato la strada di rifornimenti ucraini nel Kursk.
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