Nella Giornata della Memoria, Putin torna ad attaccare i «crimini dei neonazisti» in Ucraina. «Dimenticare le lezioni della storia porta al ripetersi di terribili tragedie», ha ammonito il presidente russo nel commemorare l'Olocausto ribadendo le basi ideologiche dell'intervento armato contro Kiev. Per la prima volta la Russia non è stata invitata alla cerimonia di Auschwitz e il premier polacco Mateusz Morawiecki ha accusato Putin di «costruire nuovi campi».
Per l'Europa, al contrario, «in Ucraina stiamo avendo a che fare con il più alto numero di crimini di guerra nella storia». È stato Didier Reynders, Commissario europeo per la Giustizia, a dirlo al termine del Consiglio informale di Stoccolma, rivendicando di aver cominciato presto ad indagare per evitare che questi crimini rimangano impuniti. Servirà ora un tribunale «internazionale» o «ibrido», oltre al più ampio riconoscimento internazionale. Se da una parte il portavoce dell'Ue per la politica estera, Peter Stano, ha chiesto la cessazione dei bombardamenti indiscriminati, stigmatizzando l'atrocità dell'ultima ondata di attacchi con missili e droni, i raid russi non si fermano e tornano a concentrarsi sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Gli osservatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica hanno denunciato potenti esplosioni proprio vicino alla struttura. I russi negano, ma intanto hanno rivendicato di aver consolidato il controllo di Ugledar, nel Donetsk, confermando di aver centrato tutti gli obiettivi del massiccio attacco missilistico di giovedì contro siti dell'energia ucraini. Sono per lo più i civili a subire le conseguenze di questi attacchi, dal momento che il sistema elettrico del Paese continua ad essere messo a dura prova. Tanto che ieri, nella regione di Kiev, durante le ore di punta, i consumatori domestici, le imprese industriali e le infrastrutture critiche hanno ricevuto solo il 50% del fabbisogno di elettricità. Secondo l'agenzia di stampa statunitense Bloomberg, Putin starebbe preparando una nuova offensiva contro l'Ucraina già a febbraio-marzo, prima che Kiev riceva le forniture di carri armati statunitensi ed europei promesse. Allo stesso tempo starebbe rafforzando il suo Paese per un confronto a lungo termine con gli Stati Uniti. Il Cremlino vorrebbe dimostrare che le sue forze possono riprendere l'iniziativa dopo mesi di perdite di terreno, facendo pressione su Kiev e sui suoi sostenitori affinché accettino una sorta di tregua che lasci alla Russia il controllo dei territori che occupa attualmente. Intanto le decisioni di Washington sulle forniture di carri armati, secondo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, stanno intensificando le tensioni sulla situazione in Ucraina. Mentre il presidente Joe Biden avrebbe modo di far finire rapidamente la guerra. Per Peskov «sarebbe sufficiente che desse istruzioni in tal senso a Kiev». «Ma in questo momento è chiaro che il presidente americano - ha osservato il portavoce del Cremlino - non vuole usare la sua influenza sull'Ucraina per arrivare alla fine del conflitto, ma al contrario ha scelto la strada dell'invio di altre armi». Su questo Mosca ammette di essere in linea con le ultime esternazioni di Donald Trump, che ha criticato l'invio di carri armati americani e tedeschi a Kiev. «Prima arrivano i tank, poi le testate nucleari», ha ammonito l'ex capo della Casa Bianca. La decisione americana non è stata vista di buon grado dalla Corea del Nord.
È stata Kim Yo-jong, la potente sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un, ad attaccarla apertamente, ritenendo che dietro questa mossa degli Stati Uniti ci sia «la sinistra intenzione di realizzare il proprio obiettivo egemonico espandendo ulteriormente la guerra per procura per distruggere la Russia». Gli Usa, secondo Kim, «che hanno esposto l'intero continente europeo al grave pericolo della guerra, stanno ora ulteriormente oltrepassando la linea rossa».
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