Putin da Lukashenko per aprire il fronte Nord. Minsk schiera gli S400

Lo Zar teme di perdere nel Donbass e a Sud. Batterie di razzi e uomini pronti a invadere

Putin da Lukashenko per aprire il fronte Nord. Minsk schiera gli S400

Su una gelida pista dell'aeroporto di Minsk, il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko ha accolto ieri come un amico il numero uno della Russia Vladimir Putin, che si è presentato per uno dei suoi rari viaggi all'estero. La visita avviene in un momento di recrudescenza del conflitto in Ucraina (anche ieri, mentre il presidente russo sbarcava, decine di missili piovevano per suo ordine sulla capitale Kiev danneggiando ancora una volta soprattutto le infrastrutture energetiche), ma soprattutto di difficoltà per l'invasore. Solo il gelo invernale ha rallentato la spinta verso Sud delle armate ucraine, che mirano alla riconquista di Melitopol e puntano la stessa Crimea, mentre gli sforzi russi per la simbolica presa di Bakhmut nella regione di Donetsk continuano a infrangersi contro la resistenza dei suoi difensori.

Putin ha bisogno come il pane di aprire un nuovo fronte, per distogliere forze ucraine da quelli orientale e meridionale. Lukashenko, che deve allo Zar la sua stessa sopravvivenza al potere dopo le rivolte popolari del 2020, ha evitato una volta di più di annunciare che schiererà le sue forze armate accanto a quelle russe contro l'Ucraina: teme che spedire al fronte gli uomini della sua sicurezza metta a rischio la tenuta del regime. Si è barcamenato assicurando ulteriori rafforzamenti della cooperazione militare con Mosca, ma il suo problema è che ha ormai esaurito ogni spazio di ampliamento: essa è già praticamente totale, con i russi che hanno trasferito, oltre a batterie di missili e aerei da guerra in quantità, migliaia di uomini in pianta stabile nel suo Paese, dove si susseguono anche ieri è accaduto - esercitazioni congiunte simili a quelle russe che precedettero l'invasione dell'Ucraina. Putin assicura che «continueranno» e Lukashenko annuncia che dispiegherà i sistemi missilistici S400 Iskander forniti da Mosca.

Gli osservatori occidentali e ucraini sono convinti che il senso della visita a Minsk sia dunque quello di esercitare una decisiva pressione su Lukashenko per indurlo a schierarsi apertamente con Mosca e cambiare le sorti del conflitto. Nei giorni scorsi i vertici militari ucraini hanno avvertito di aspettarsi che entro gennaio Putin dia ordine di attaccare nuovamente anche da Nord puntando su Kiev, la cui presa fu clamorosamente mancata nello scorso febbraio-marzo. La linea più breve per questo obiettivo parte dal confine bielorusso, e Putin conterebbe stavolta di sfondare le difese ucraine, o quantomeno di costringere lo stato maggiore del generale Zaluzhny a cambiare i suoi piani per difendere la capitale.

Il fatto che ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peshkov abbia liquidato come «stupidi» gli analisti che vedono nella visita di Putin a Minsk un preludio all'avvio di azioni militari comuni con i bielorussi significa poco o nulla: Mosca mente sistematicamente riguardo alle proprie intenzioni sull'Ucraina. In realtà, i segnali che indicano che questo possa accadere ci sono e somigliano pericolosamente a quelli osservati (e da troppi con leggerezza sottovalutati) nei due mesi precedenti l'ordine d'attacco del 24 febbraio.

Su tutti la recentissima visita a Minsk del ministro russo della Difesa Shoigu con firma di un protocollo sulla sicurezza comune, l'ordine di Lukashenko di eseguire ispezioni a sorpresa per verificare la prontezza al combattimento delle truppe, la verifica delle liste dei coscritti abili al servizio, l'invio ai cittadini bielorussi di «istruzioni in caso di guerra», che per i medici in particolare significa esser pronti a entrare a far parte di unità militari.

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